Repubblica universale e moneta del lavoro

 

Mentre il livello di sviluppo delle forze produttive permetterebbe ad ogni persona di soddisfare i propri bisogni con il lavoro, la larga maggioranza della popolazione vive male o non riesce a vivere a causa dell’ingiusta distribuzione della ricchezza. Nello stesso tempo, le risorse e le energie naturali non rinnovabili si stanno esaurendo e gli effetti degli eccessi del consumismo hanno già ampiamente superato la sostenibilità del pianeta. L’unica soluzione concreta per superare una crisi che in meno di un anno diventerà irreversibile è riorganizzare la società umana in un sistema politico fondato sulla partecipazione effettiva di tutti gli abitanti del pianeta e sostituire le monete a corso legale con una nuova moneta fondata sul lavoro per dare inizio ad un’equa ridistribuzione della  ricchezza.

 

La vita ha origine dalla natura. Con essa interagisce ed evolve. In essa si espande e si moltiplica. È la forma che conosciamo più evoluta della natura. L’essere umano è la forma di vita più evoluta che conosciamo. Ha il cervello più complesso, la mente più potente e la coscienza più sviluppata fra tutti gli esseri viventi. Come tutte le forme di vita, l’essere umano si adatta alle condizioni della natura nella quale è immerso e sulle quali interagisce in base alle proprie caratteristiche individuali.

Ma nonostante le sue capacità, l’umanità è precipitata nel caos e rischia la catastrofe.

Proprio nel momento in cui le forze produttive hanno raggiunto un livello di sviluppo sufficiente a soddisfare i bisogni vitali di ogni persona con il lavoro, la società umana è entrata in una crisi politica, economica ed etica dalla quale non riesce ad uscire.

Ci siamo illusi di poter dominare la natura e non riusciamo a dominare nemmeno noi stessi. Siamo persi, confusi, delusi ed abbiamo paura.

Percepiamo, anche se non accettiamo ancora di riconoscerlo, che non è in crisi solo un modello di sviluppo materiale ma anche e soprattutto un sistema di valori che nasce dalla convinzione che per vivere nel miglior modo possibile ognuno debba affermarsi sugli altri.

In un sistema complesso come quello umano, nel quale siamo tutti parti di uno stesso insieme che ci condiziona e che a sua volta è condizionato dalla natura, l’errore è l’idea stessa di poter vivere bene a scapito di altri che vivono male o non riescono a vivere. Non è così. È un’illusione. E la realtà lo dimostra.

Secondo Karl Marx, il capitalismo avrebbe esaurito la sua funzione rivoluzionaria quando le forze produttive avessero raggiunto il massimo sviluppo compatibile con i rapporti di produzione capitalistici e perciò sarebbe esplosa la contraddizione fra socializzazione del lavoro e proprietà privata dei mezzi di produzione. La sua teoria prevedeva che in quel momento vi sarebbe stata piena occupazione. Quella teoria non aveva preso in considerazione due elementi: i limiti della natura rispetto al modo di produzione capitalistico e gli effetti del denaro creato dal nulla.

Il modo di produzione capitalistico è finalizzato al profitto: si produce per arricchirsi e si consuma per produrre. Produrre per il profitto significa non tenere conto del tipo di risorse e di energie naturali che si utilizzano e della capacità di riconversione della biosfera. Producendo per il profitto, come non si considera la vita umana (degli altri), tanto meno si considerano l’esaurimento delle risorse naturali e l’inquinamento. Così, fra qualche decennio, avremo consumato tutte le risorse energetiche impiegate fino ad ora e già oggi superiamo di un terzo la sostenibilità del pianeta.

Il mondo è dominato da pochissime persone che dispongono della maggior parte della ricchezza reale del pianeta e controllano la finanza. Questo mondo sta crollando, a causa non solo dell’enorme concentrazione della ricchezza ma anche per le perdite che emergono nello stesso settore finanziario.

La concentrazione della ricchezza deriva da rapporti economici che hanno come unico scopo l’accumulazione attraverso il profitto che si ottiene con lo sfruttamento del lavoro e l’impiego della maggior parte dei profitti nella finanza improduttiva. I risultati sono davanti agli occhi di tutti: spropositata disuguaglianza di condizioni materiali, povertà della larghissima maggioranza, sottoconsumo, sopraproduzione, aumento della disoccupazione e sempre maggiore impoverimento. Questo circolo vizioso è iniziato con l’economia mercantile (dando denaro per acquistare merce da vendere per avere più denaro), si è rapidamente aggravato con il capitalismo e si conclude con la finanziarizzazione. E quando il livello di concentrazione della ricchezza si avvicina troppo al limite massimo (e poche persone detengono quasi tutta la ricchezza), la sopravvivenza della larga maggioranza richiede necessariamente una ridistribuzione della ricchezza accumulata. Se questo non avviene, si ha insurrezione.

 

La repubblica universale

 

La politica dovrebbe essere l’attività con la quale si organizza e si coordina la società. Ogni persona è un soggetto politico con il diritto-dovere di partecipare alle scelte della comunità della quale fa parte.

Ma la struttura della società umana è organizzata in modo gerarchico. Pochissime persone bene organizzate hanno un grande potere con il quale riescono ad imporre la loro volontà a tutte le altre le quali, pur essendo in larghissima maggioranza, restano subalterne e non possono affermare la loro volontà.

Questo accade perché una struttura gerarchica, che possiamo rappresentare come una sorta di piramide a scale, è formata da livelli (o gradini) che attribuiscono alle singole parti una doppia valenza: ogni soggetto rappresenta se stesso rispetto a chi si trova sul livello superiore e rappresenta la totalità rispetto a chi si trova sul livello inferiore.

Questa struttura gerarchica causa disequilibrio nella comunità, provoca la sofferenza della grande maggioranza e sta portando l’intera società umana alla catastrofe.

Perché? Perché chi domina considera tutti gli altri e lo stesso pianeta come suoi mezzi. Usa ricchezza e potere per se stesso e non per il bene comune. Esercita il suo dominio con il denaro e le leggi.

È così anche quando sembra diversamente: la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani e le stesse democrazie sono solo formali ed apparenti perché in effetti si affermano sempre i gruppi che dispongono di maggiori risorse.

Questa è la realtà dei fatti. Denunciare, criticare e protestare senza l’obiettivo concreto di modificare stabilmente il rapporto fra dominanti e subalterni e senza una soluzione praticabile non può cambiare la situazione.

L’obiettivo della larghissima maggioranza non può che essere la possibilità di far valere la propria volontà sulle scelte che la riguardano. L’unica soluzione per realizzare questo obiettivo è riorganizzare la società con la massima partecipazione di ogni essere umano alle scelte di interesse generale.

E poiché le energie e le risorse naturali, il lavoro e la produzione, cioè i mezzi ed i modi con i quali vive e si sviluppa la specie umana, sono ormai del tutto globalizzati, anche la sua riorganizzazione deve essere planetaria.

Una tale riorganizzazione non è altro che una repubblica universale: repubblica nel senso di cosa pubblica; universale nel senso di valida per tutti.

Non un superstato od un insieme di stati ma un nuovo modo di organizzare la società umana fondato sulla partecipazione di tutti i popoli del pianeta.

La repubblica universale non si contrappone alle istituzioni esistenti ma, proprio per la partecipazione di tutti i popoli, essa diventa espressione della loro volontà e quindi la massima autorità politica per garantire ad ogni essere umano la possibilità di vivere in pace nella massima sicurezza e di sviluppare la propria personalità nel miglior modo possibile. Soprattutto, assicura la più ampia autonomia alla popolazione ad ogni livello locale.

Con questa autorevolezza, essa può stabilire una pace universale duratura in tutto il pianeta e contribuire al miglioramento delle condizioni materiali e spirituali di ogni essere umano, prima di tutto di chi vive peggio, e dell’umanità nel suo complesso.

Ecco cos’è la repubblica universale: la riorganizzazione dell’intera società umana che si riconosce in comuni principi ed obiettivi con regole fondamentali condivise.

La Repubblica della Terra è la repubblica universale. La sua Costituzione e le relative norme di attuazione stabiliscono i principi universali per realizzare effettiva giustizia sociale con la massima libertà possibile e cioè senza limitare la libertà degli altri.

L’articolo 1 della Costituzione premette che «La Repubblica della Terra è un sistema di governo democratico degli abitanti del pianeta e dei loro gruppi per vivere in pace nel miglior modo possibile. Essa trae origine dalle strutture politiche esistenti e trova la sua causa nella necessità di affrontare i problemi materiali, per garantire ad ogni essere umano il diritto di credere nella propria felicità e di agire per realizzarla nel rispetto degli altri e della natura. Fanno parte della Repubblica della Terra quanti, accettandone la Costituzione, lo richiedono

La Costituzione prevede un’Assemblea internazionale (il parlamento mondiale) eletta direttamente dai partecipanti con voto personale, libero e segreto e la legge elettorale stabilisce assoluta parità di condizioni fra i candidati. L’Assemblea dei rappresentanti elegge un governo i cui componenti possono essere revocati.

La Repubblica della Terra corrisponde dunque alle aspirazioni di miliardi di persone che vogliono vivere e svilupparsi in pace con il lavoro e distribuire equamente la ricchezza prodotta. Non è un sogno né un’utopia ma un’idea che diventa realtà.

 

La moneta del lavoro

 

Tutti sanno che il denaro serve come mezzo di pagamento, misura del valore e riserva di valore ma pochi conoscono la vera natura ed il vero valore del denaro, altrimenti la realtà sarebbe assai diversa.

Il denaro attuale è rappresentato da moneta a corso legale che, contrariamente a ciò che viene fatto credere, non ha e non rappresenta alcun valore reale ma prende valore solo per legge.

È una moneta creata dal nulla dalle banche concedendo prestiti per costituire depositi di denaro che in realtà non esiste: la banca che concede il prestito semplicemente registra nelle sue attività un suo credito per l’importo del prestito verso il beneficiario del prestito e contestualmente registra nelle sue passività un debito per l’importo del deposito, (pari al prestito) verso lo stesso beneficiario.

Se la moneta a corso legale avesse un valore reale, non sarebbe imposta legalmente.

Ma non è vero che la moneta a corso legale non rappresenti nulla: essa rappresenta il valore del lavoro futuro necessario a produrre i beni e servizi che saranno scambiati con la stessa moneta. È come una tratta, un ordine di lavorare impartito ai lavoratori i quali, infatti, per avere quella moneta devono prestare la loro attività lavorativa.

La moneta a corso legale è emessa dalle banche in base a leggi statali. Poiché con il denaro si può comprare qualsiasi cosa, chi controlla la moneta a corso legale controlla l’economia, la politica, la cultura, la scienza, l’informazione e l’intera società. Quindi, i pochi che controllano la moneta a corso legale controllano il mondo.

Questo potrebbe forse essere tollerato se tutti gli esseri umani potessero soddisfare i propri bisogni mediante il lavoro. Ma così non è: con questa moneta, una minoranza ha accumulato e concentrato in sé la maggior parte della ricchezza lasciando in povertà la larga maggioranza. E così sarà fino a quando i lavoratori ed i produttori continueranno a scambiare il loro lavoro e le loro merci con monete a corso legale, perché sono proprio gli stessi lavoratori e produttori che accettano ed anzi desiderano il mezzo fondamentale (il tipo di denaro) con il quale sono dominati.

Non importa se la moneta a corso legale sia emessa da uno stato o da una banca: in ambedue i casi, è sempre moneta senza valore reale con la quale si pagano lavoro realmente prestato e merci realmente prodotte.

Con questa moneta si sottrae al lavoro la differenza fra prezzi delle merci al consumo e valore riconosciuto al lavoro complessivo impiegato per produrre quelle merci. Poi, per sostenere i consumi e di conseguenza la produzione dalla quale trarre ulteriori profitti, ai lavoratori si presta denaro con interesse. Così, i lavoratori sono sfruttati due volte: sottraendo valore al loro lavoro e facendo loro pagare gli interessi sui prestiti.

Informandosi e riflettendo, ognuno potrà scoprire i tanti effetti negativi che questa moneta ha provocato sulle condizioni di vita di miliardi di persone.

L’unica alternativa a questa situazione che dura da secoli è sostituire la moneta a corso legale emessa da stati e banche con una moneta emessa per conto dei lavoratori e dei produttori.

In fondo, perché mai i lavoratori dovrebbero continuare a subire l’ordine di lavorare da chi emette una moneta senza valore reale e che cosa impedisce loro di assumere l’impegno di lavorare ed emettere una moneta che rappresenti il lavoro futuro che dovranno prestare per produrre i beni e servizi che con quella moneta potranno essere scambiati?

La risposta è semplice: lo impediscono solo la mancanza di conoscenza sulla natura del denaro e l’abitudine. L’ideologia del denaro ed il mito monetario inducono a credere che la moneta legale abbia un valore oggettivo e che solo chi ha emesso moneta possa continuare ad emettere moneta. L’assenza di alternative ha radicato la convinzione che non si possa fare diversamente. Ma non è vero. Nessuna norma di diritto pubblico o privato impedisce a chiunque di emettere una moneta.

È vero che si accetta una moneta se si è certi di poterla dare in pagamento ma è anche vero che un gruppo di persone può decidere in qualsiasi momento di utilizzare il mezzo di pagamento che preferisce.

Da queste brevi considerazioni, nasce l’idea della moneta del lavoro.

Per «moneta del lavoro», si intende una moneta che sia misura del valore normale (medio) del lavoro. Viene emessa da un apposito ente per conto e sotto il controllo dei lavoratori ed è interamente garantita, fin dalla emissione, da capitali di imprese che rappresentano mezzi di produzione. Raffigura il lavoro sociale futuro necessario a produrre i beni e servizi che con essa saranno scambiati. E’ assegnata in parti uguali a tutti gli abitanti del pianeta dietro impegno di prestare o far prestare a favore dell’emittente o chi per esso - in una o più volte, entro cinque anni dalla data dell’assegnazione -  una quantità di ore di lavoro pari alla quantità di moneta ricevuta. Ha un limite massimo di emissione, è improduttiva di interessi ma è convertibile con quote di valore nominale equivalente del capitale di imprese che la garantiscono.

Un esempio di moneta del lavoro è Dhana.

Una Dhana vale un’ora di lavoro normale (medio).

È emessa da Dhura, un ente appositamente istituito dalla Repubblica della Terra.

È interamente garantita fin dalla emissione da pegno su capitali di imprese per un valore nominale equivalente ad un grammo di platino per Dhana.

Rappresenta il lavoro sociale futuro necessario a produrre i beni e servizi che con essa saranno scambiati.

Cento Dhana sono assegnate ad ogni abitante del pianeta con almeno sedici anni di età (circa cinque miliardi di persone) dietro impegno di prestare o far prestare a favore dell’emittente o chi per esso, in una o più volte, entro cinque anni dalla data dell’assegnazione, cento ore di lavoro.

Ha il limite massimo di emissione di cento Dhana per ogni assegnatario, per un totale di circa cinquecento miliardi di Dhana più il cinque per cento da destinare esclusivamente ad  iniziative umanitarie.

Non produce interessi ma è convertibile con quote di pari valore nominale di capitale di imprese che la garantiscono.

Gli effetti positivi di questa moneta sono numerosi. Fra gli altri: l’assegnazione in parti uguali innesca un processo di equa ridistribuzione della ricchezza; il limite di emissione fa conservare ed anzi aumentare il valore e quindi il potere d’acquisto della moneta nel tempo; essendo emessa per conto dei lavoratori, libera chi lavora e produce ed anche chi non può farlo dal dominio della finanza; non maturando interessi, elimina la possibilità di arricchimento attraverso il solo denaro.

 

Come si emette e si gestisce Dhana?

 

Dhana si divide in mille Kana-Dhana.

È emessa in moneta fisica, elettronica e telematica.

Dhana in moneta fisica è emessa in metallo ed in biglietti in materiale sintetico con applicazioni che li proteggono contro le falsificazioni.

Dhana in biglietti è emessa nei tagli da 1, 5, 10, 50, 100 Dhana e da 1, 5, 10, 25, 50, 100, 250 e 500 Kana-Dhana.

Dhana in moneta elettronica è gestita tramite Gandhana, una cassa elettronica in grado di trasferire importi in Dhana fino ad alcuni metri di distanza.

Dhana in moneta telematica è emessa e gestita tramite Internet dal sistema Akadhana

Il cambio di Dhana in moneta elettronica o telematica con Dhana in moneta fisica richiede un soprapprezzo fisso per ogni biglietto e per ogni moneta in metallo.

 

Come si assegna Dhana?

 

Dhana è la moneta della Repubblica della Terra.

Una Dhana vale un’ora di lavoro normale.

Dhana è assegnata gratuitamente ed una sola volta, in parti uguali, ad ogni abitante del pianeta con almeno 16 anni di età che si impegni a prestare lavoro: a ciascuno 100 Dhana, da ciascuno 100 ore di lavoro.

L’assegnazione iniziale di Dhana è in moneta telematica con il sistema Akadhana.

Con la richiesta di partecipazione alla Repubblica della Terra, ogni persona con almeno 16 anni di età chiede l’assegnazione di 100 Dhana in moneta telematica assumendo l’impegno a prestare 100 ore di lavoro in una o più volte entro cinque anni dalla data dell’assegnazione.

Se il richiedente non può prestare personalmente lavoro, l’impegno a prestare 100 ore di lavoro può essere assunto da altri assegnatari.

Ogni assegnatario può chiedere una cassa elettronica Gandhana pagando 5 Dhana.

 

Come entra in circolazione Dhana?

 

Dhura o chi per essa offre le 100 ore di lavoro di ogni assegnatario a chi accetta di pagare in Dhana.

Per procurarsi le Dhana necessarie a pagare il lavoro, chi riceve la prestazione vende beni o presta servizi pagabili in Dhana: in questo modo riscuote le Dhana per pagare il lavoro e mette in circolazione la moneta.

In sintesi, Dhura assegna 100 Dhana in cambio di 100 ore di lavoro, poi offre le 100 ore di lavoro in cambio di 100 Dhana a chi per pagare con 100 Dhana le 100 ore di lavoro deve vendere beni o prestare servizi per 100 Dhana agli assegnatari di Dhana.

Così, ogni persona riceve Dhana in assegnazione, la spende per pagare beni e servizi e la riscuote prestando lavoro.

Più aumenta il numero di transazioni in Dhana, più si diffonde Dhana.

Più si diffonde Dhana, più aumenta il suo potere d’acquisto (per effetto del limite massimo di emissione).

 

Come si converte Dhana?

 

Ogni assegnatario può chiedere di convertire Dhana in quote di capitale di imprese che garantiscono Dhana.

La conversione avviene a parità di valore nominale fra Dhana e le quote di capitale e dà diritto ad un riparto di utile annuale dell’impresa stessa in proporzione al valore ed alla durata di detenzione delle quote.

In qualsiasi momento, le quote di capitale possono essere riconvertite in Dhana.

 

Cambiamento

 

Ognuno di noi immagina una realtà ideale. La Repubblica della Terra e Dhana sono i mezzi con i quali si può ancora cambiare la società umana prima che sia troppo tardi. Ma per farlo servirà soprattutto credere di poter trasformare la realtà ideale in realtà effettiva ed agire con volontà e coraggio per costruire un futuro più giusto e più umano. E quando la nuova realtà effettiva coinciderà con quella ideale, qualcun altro immaginerà una nuova realtà ideale.

 

Venerdì, 16 dicembre 2011.

 

Rodolfo Marusi Guareschi