Il nuovo ordine della comunità umana

 

Il XXI secolo è il secolo della verità. Sulle condizioni del nostro pianeta, sulla natura dell’uomo, sulla società, sulla civiltà, sulla politica, sull’economia ed anche sulla morale e sulla religione. È giunto il momento di svelare e far cessare le bugie della storia e della cronaca. Per farlo, serve il coraggio e la forza di cambiare. Questo testo è rivolto ad ogni persona che può leggere. Ognuna di loro ha anche il compito di spiegarlo a chi non può leggerlo da solo. È una proposta concreta per costruire insieme un futuro di pace.

La realtà dei fatti

La Terra ha una superficie di circa 485 milioni di chilometri quadrati, con il 30% di terre emerse, il 12% di terreni arabili, irrigabili per l’1,85%, oltre un milione di chilometri di coste e 752 mila chilometri di confini.

Alla fine del 2004, sulla Terra vivevano 6 miliardi e 379 milioni di esseri umani che, considerando un aumento medio del 1,14% l’anno, saranno 6 miliardi e 452 milioni alla fine del 2005, 6 miliardi ed 823 milioni nel 2010 e circa 8 miliardi nel 2025.

Per ogni mille abitanti, la natalità è di 20,15 e la mortalità di 8,78 persone l’anno. La speranza di vita media alla nascita è di 64 anni e 4 mesi (66 anni le femmine, 62 anni ed 8 mesi i maschi). L’età media è di 27 anni ed 8 mesi (28 anni e 5 mesi le femmine, 27 anni e 4 mesi i maschi).

Le persone con più di 15 anni di età sono 4 miliardi e 982 milioni, di cui 3 miliardi e 997 milioni (80,22%) sanno leggere e scrivere (85,9% i maschi e 74,2% le femmine). Gli analfabeti con almeno 15 anni di età sono 985 milioni, quasi un quinto dell’intera popolazione del pianeta.

Le lingue principali sono: arabo (17,8%), cinese (14,37%), indi (6,02%), inglese (5,61%), spagnolo (5,59%), bengalese (3,4%), portoghese (2,63%), russo (2,75%), giapponese (2,06%), tedesco (1,64%), coreano (1,28%) e francese (1,27%).

Le principali religioni sono: cristiana (32,71%, di cui cattolica 17,28%, protestante 5,61%, ortodossa 3,49% ed anglicana 1,31%), islamica (19,67%), induista (13,28%) buddista (5,84%), siks (0,38%), ebraica (0,23%), altre religioni (13,05%); il 12,43% non ha religione ed il 2,41% sono atei.

Il prodotto interno lordo (PIL) mondiale nel 2004 è stato di 40.484 miliardi di US Dollari, pari a 6.346 US Dollari pro-capite. Poiché il potere d’acquisto medio per US Dollaro è pari ad 1,27 Dollari Internazionali PPA (Parità del Potere di Acquisto), il PIL mondiale nel 2004 è stato di circa 51.596 miliardi di Dollari PPA, pari ad 8.088 Dollari PPA pro-capite.

Essendo previsto un aumento medio del 2,78%, nel 2005 il PIL mondiale sarà di 41.612 miliardi di US Dollari (53.617 miliardi di Dollari PPA), pari a 6.449 US Dollari (8.310 Dollari PPA) pro-capite.

Il PIL del 2005 deriverà dall’agricoltura e dalla pesca per 1.620 miliardi di US Dollari (3,9%), dall’industria per 12.157 miliardi di US Dollari (29,2%) e dai servizi per 27.834 miliardi di US Dollari (66,9%). Calcolato secondo la Parità del Potere di Acquisto (PPA), il PIL del 2005 deriverà dall’agricoltura e dalla pesca per 4.094 miliardi di Dollari PPA (7,6%), dall’industria per 17.554 miliardi di Dollari PPA (32,7%) e dai servizi per 31.969 miliardi di Dollari PPA (59,6%).

Nonostante l’aumento del PIL, il potere d’acquisto reale pro-capite del 2005 sarà del 2,56% inferiore a quello del 2004, per effetto di un tasso di inflazione mondiale medio del 3,84%.

Nel 2005 si consumeranno 15.080 miliardi di chilowatt di energia elettrica, quasi 28 miliardi di barili di petrolio e 2.548 miliardi di metri cubi di gas naturale. Le riserve di petrolio sono stimate intorno ad un miliardo di barili (Iraq ed Arabia Saudita hanno le maggiori riserve). Considerato il forte aumento di consumo di petrolio di alcuni paesi, fra i quali Cina ed India, fra meno di trent’anni le riserve di petrolio saranno esaurite.

Le forze del lavoro sono 2 miliardi e 900 milioni persone (44,95% della popolazione mondiale), di cui 299 milioni (10,3%) disoccupate. Altri 161,5 milioni di persone possono lavorare (forze del lavoro supplementari), quindi le forze di lavoro non occupate sono oltre 461 milioni di persone.

La ricchezza prodotta per unità lavorativa è in media di 18.495 Dollari PPA (1.383 nell’agricoltura e nella pesca, 6.019 nell’industria ed 11.080 nei servizi).

Gli investimenti hanno un valore di circa 8.109 miliardi di US Dollari l’anno, pari al 19,5% della ricchezza prodotta.

Nonostante 433 miliardi di US Dollari di aiuti economici, la popolazione sotto la linea di povertà nel 2005 è di 1.644.742.000, un quarto della popolazione del pianeta, con un aumento dell’8,5% rispetto al 2004.

Sono in uso 2.253.348.000 linee telefoniche, 1.346.305.000 cellulari ed oltre 678 milioni di collegamenti Internet.

Nel 2004, gli stati hanno speso 11.771 miliardi di US Dollari, pari al 29% del PIL mondiale, con un disavanzo di almeno 472 miliardi di US Dollari.

Nel 2005, gli stati spenderanno almeno 12.029 miliardi di US Dollari, con un disavanzo di oltre 481 miliardi di US Dollari.

La spesa degli stati nel 2005 sarà il 28,9% del PIL mondiale. Escludendo il settore dei servizi, la spesa pubblica è l’87,3% della ricchezza prodotta da agricoltura, pesca ed industria (13.777 miliardi di US Dollari).

Il debito degli stati nel 2005 supererà i 29.521 miliardi di US Dollari (71% del PIL mondiale), di cui oltre 1.196 miliardi di US Dollari (2,88% del PIL mondiale), per spese militari. Poiché il costo totale dei consumi di energia elettrica, petrolio e gas naturale è del 2,9% del PIL, le spese militari costano quanto l’uso dell’energia.

Dei 6 miliardi e 452 milioni di persone, 4.151.884.000 (64,3%) vivono in repubbliche democratiche (formalmente), 1.577.975.000 (24,4%) in stati socialisti, 387.265.000 (6%) con monarchie costituzionali (formalmente), 186.562.000 (2,8%) sotto dittature militari, 118.122.000 i(1,8%) nelle repubbliche islamiche e 30.289.000 0,46%) sotto monarchie assolute.

Si stanno combattendo oltre cinquanta guerre. Milioni di persone subiscono violenze e vivono in condizioni disperate. Questo testo è innanzi tutto per loro. Perché tutti hanno il diritto di vivere in sicurezza e pace.

Gli stati nazionali

Da secoli lo stato è considerato l’unica organizzazione politica e giuridica territoriale in grado di garantire ad ogni persona la possibilità di ottenere la massima felicità al minor costo possibile. Si è creduto che gli stati avrebbero fatto leggi eque, assicurato la giustizia, l’ordine e la difesa dei cittadini, protetto l’ambiente e promosso lo sviluppo ed il benessere delle nazioni. Perciò i popoli hanno accettato di sottomettersi al potere degli stati. Negli stati in cui si è formalmente affermata la sovranità popolare, i popoli hanno pensato di aver conquistato libertà, democrazia e giustizia e di poter vivere nell’ordine e nella sicurezza per avere sviluppo, benessere, solidarietà e pace.

Ma gli stati hanno fallito. Tutte le attese che ne avevano giustificato l’istituzione si sono rivelate mere illusioni. Essi hanno dimostrato di avere lo scopo principale di preservare se stessi ed i loro apparati. Hanno stabilito che la sovranità del popolo possa essere esercitata solo nei limiti delle costituzioni statali. Hanno sancito principi democratici nella forma ma non nella sostanza. Hanno fatto un grandissimo numero di leggi, che gli stessi stati sono i primi a non osservare.

Hanno limitato la libertà dei popoli stabilendo che è lecito e permesso solo ciò che è previsto dalla legge e che tutto il resto è illecito e vietato. Hanno abusato della forza sia all’interno sia all’esterno dei loro territori. Hanno fomentato trame, dissidi, violenze e guerre per essere considerati difensori ed arbitri nei conflitti da loro stessi provocati.

Hanno impedito l’iniziativa economica dei singoli e dei gruppi che hanno rifiutato compromessi con il loro potere ed hanno agevolato soltanto chi ha sostenuto il loro primato. Hanno sottratto enormi risorse alle imprese ed ai lavoratori con imposizioni fiscali insostenibili: gli stati centrali assorbono quasi un terzo della ricchezza mondiale prodotta. Le spese militari degli stati costano come tutta l’energia utilizzata ogni anno sul pianeta.

Hanno formato giganteschi apparati burocratici con i quali controllano ogni persona ed ogni attività. Hanno favorito ogni sorta di privilegio e finanziato congreghe e corporazioni in ogni settore della società, dell’economia, del diritto, della cultura, della scienza, dell’informazione e della politica. Hanno drogato la pubblica opinione con false informazioni, apparenti ideali, luoghi comuni e falsi assiomi.

I risultati sono terribili e davanti agli occhi di tutti. Sulla Terra vivono circa 6,4 miliardi di persone in 191 stati riconosciuti. Meno di un quarto degli abitanti del pianeta utilizza tre quarti di tutte le risorse naturali disponibili. Uno su quattro di noi ha nove volte più ricchezza di ciascuno degli altri tre. L’uno per mille di noi ha oltre la metà di tutta la ricchezza della Terra. Uno su sei di noi ha dieci volte più energia di ciascuno degli altri cinque. Più della metà non ha acqua potabile sufficiente. Uno su otto non ha cibo e più di mille bambini l’ora muoiono di fame. Più della metà muore di malattie curabili perché non può farsi curare. Uno su cinque non sa leggere e scrivere. Tre su quattro non hanno mezzi per comunicare con gli altri.

Manca qualsiasi programmazione economica per superare povertà e fame. Non esistono concreti progetti nazionali di sviluppo. Mancano imprese e quindi la possibilità di lavorare per produrre. L’economia è condizionata da ricorrenti cicli di recessione che aggravano la situazione dei più poveri. Una persona su quattro non ha mezzi di produzione e non può lavorare. Solo uno su sei dispone di sufficienti beni durevoli di consumo. Il costo dei servizi incide per oltre il settanta per cento sui prezzi dei prodotti. L’inquinamento sta distruggendo progressivamente tutto l’ambiente e secondo le previsioni più autorevoli la situazione diventerà irreversibile entro dieci anni.

Solo il cinque per cento del denaro è impiegato nell’economia reale. Meno del dieci per cento del risparmio è destinato a scopi produttivi. Oltre la metà della ricchezza prodotta è destinata all’esterno dell’economia produttiva. Meno di mille multinazionali controllano l’intera economia ed i mercati. Le imprese producono meno del settanta per cento di quanto potrebbero. Gli scambi avvengono con monete prive di valore reale. Meno di cinquecento persone controllano l’informazione e la usano nel loro esclusivo interesse. I sistemi di sicurezza personale sono gravemente inadeguati ai rischi reali.

La viabilità è insufficiente e la circolazione è sempre più difficile e caotica. Le transazioni finanziarie e monetarie sono sempre più lente e dispendiose. Le spese militari sono il triplo di quanto basterebbe per sconfiggere la fame nel mondo. Solo l’uno per mille della ricchezza prodotta ogni anno è destinato alla scienza ed alla ricerca. L’essere umano è costretto ad essere sempre più egoista per sopravvivere.

Due persone su tre non conoscono la democrazia ed una su tre vive in stati democratici apparenti. Le monete non hanno più alcun valore reale e sono accettate solo perché hanno corso legale. Con questa moneta a corso legale, gli stati hanno accumulato debiti pari ad oltre il 70% della ricchezza mondiale annuale e di questo passo entro i prossimi vent’anni l’avranno superata.

I fatti dimostrano che gli stati e le loro organizzazioni internazionali non sono in grado di risolvere i problemi materiali e così la pace è considerata impossibile. Con il denaro, la paura e la falsa informazione si controlla il mondo. Con il denaro si fanno le armi e si controlla l’informazione. Con le armi si controllano le risorse e con l’informazione si controlla l’opinione pubblica. Gli stati sono strumenti di chi detiene denaro, produce armi e controlla l’informazione.

La sovranità popolare è solo un’illusione. La democrazia che viviamo è solo formale, una finzione per camuffare il potere di pochi. In effetti, il consenso dipende soprattutto dal controllo dell’informazione. Libertà, uguaglianza, giustizia, sviluppo, solidarietà e pace restano principi astratti.

La realtà è ben diversa. Non può esistere libertà se la vita di quasi tutti noi dipende da chi controlla gli stati. Non può esistere uguaglianza se lo sviluppo dei singoli dipende dalla loro origine. Non può esistere giustizia se le leggi sono fatte per garantire il potere di chi si serve degli stati ed il diritto internazionale è piegato alla volontà del più forte.

Non può esistere generale sviluppo se l’uno su mille di noi dispone della maggior parte delle risorse. Non può esistere solidarietà se la povertà e la fatica di tanti servono al benessere di pochi. Non può esistere pace se dipende da quegli stessi stati che hanno sempre voluto le guerre. Non può esistere sovranità popolare se la volontà dei popoli è rappresentata da stati sottoposti alla volontà di pochi e da organizzazioni internazionali che non sono altro che strumenti dello stato più forte, a sua volta controllato da pochissime persone che in tal modo governano il mondo.

Cos’è e cosa fa lo stato? Lo stato è un’organizzazione costituita da risorse umane e materiali che trae legittimazione da una costituzione accettata dal popolo e la mantiene con il voto degli elettori, l’imposizione fiscale ed il debito pubblico. Ogni stato ha un popolo, un territorio ed un governo. Ha esclusivo potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Ha (dovrebbe avere) la funzione di ridistribuire equamente la ricchezza nazionale prodotta. Ha il monopolio dell’uso della forza per garantire l’ordine interno, l’osservanza delle leggi e la difesa. Lo Stato è soprattutto una macchina da guerra. La più efficiente macchina da guerra. Nasce dalla guerra alla fine della quale fu sconfitto il feudalesimo.

Negli stati cosiddetti democratici, le leggi elettorali assicurano l’affermazione delle forze politiche (partiti) che si propongono di preservare e consolidare lo stato per usarlo come mezzo di potere nei confronti del popolo. I partiti si sostengono con risorse pubbliche e private: conquista più consenso la forza politica che ha più risorse e più mezzi di informazione. Ogni grande partito o coalizione di partiti rappresenta un blocco sociale, un’alleanza fra più gruppi d’interesse economico. I pubblici impiegati si schierano con le forze politiche che favoriscono i loro interessi.

L’imposizione fiscale colpisce redditi e consumi, agevolando il blocco sociale che sostiene chi vince le elezioni. Il disavanzo annuale (differenza fra uscite correnti ed entrate fiscali) è coperto con prestiti pubblici. Il debito pubblico è in continuo aumento. Per pagare i prestiti ed i relativi interessi, ogni anno gli stati contraggono nuovi debiti. Qualsiasi privato che si trovasse nella condizione degli stati sarebbe dichiarato insolvente.

Qualcuno ha osservato che di fatto gli stati nazionali non esisterebbero più dalla fine della seconda guerra mondiale perché da allora nessuno stato ha più avuto la piena sovranità con il relativo diritto all’uso della forza senza il consenso della maggioranza degli altri stati. Si è parlato di stato mondiale non formale ma reale, costituito dall’insieme degli stati riuniti in un’unica centralità: le Nazioni Unite.

Si tratta di pura retorica. Gli stati nazionali, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, hanno continuato ad esercitare tutta la loro sovranità, con l’uso della forza all’interno ed all’esterno, compiendo azioni legittime ed azioni illegittime fondate su falsi pretesti. La realtà è evidente: lo stato nazionale esiste, continua a fare la guerra, come sempre. E continuerà a farla finché esisterà perché la guerra è nella sua natura originaria e la violenza è nel suo carattere.

Ed allora la scelta da compiere è una sola. Bisogna abolire gli stati, abrogare le loro costituzioni e trasformarli in organi amministrativi. Questo si può e si deve fare, nell’interesse della grandissima maggioranza delle persone.

Abolire gli stati significa eliminare le loro sovranità territoriali ed i relativi confini, significa eliminare chi fa le guerre, chi provoca la concentrazione della ricchezza e la povertà, chi tiene l’umanità inchiodata alla burocrazia ed al parassitismo mediante le risorse di chi lavora e produce.

Bisogna abolire gli stati e bisogna farlo subito, senza passaggi intermedi, senza periodi di transizione. Chi ha voluto utilizzare gli stati per garantire più uguaglianza e giustizia ha provocato soltanto meno libertà, più violenza, meno democrazia, più burocrazia e più miseria.

Gli stati non si estinguono da soli. Non si esauriscono mai. Come altri mezzi ideati dagli uomini, anch’essi si sono trasformati in fine. Ed il fine degli stati è preservare se stessi. Gli stati nazionali non saranno mai capaci di mettere in pratica i principi sui quali sono fondati. Per la semplice ragione che in realtà non lo vogliono. Proprio perché significherebbe la loro estinzione. Fino a quando esisteranno, essi agiranno sempre e soltanto per conservare se stessi e gli interessi che rappresentano, quelli di una stretta minoranza bene organizzata che si serve della maggioranza. Gli stati possono essere aboliti soltanto dalla volontà della società.

Al posto dei governi degli stati, bisogna formare comunità popolari dotate del potere di fare le leggi, di eseguirle e di farle osservare. Sarà la società civile post-statale, fondata sul diritto e sulla ragione. Solo in questo modo si può passare dall’apparenza alla realtà, dalla democrazia formale alla democrazia sostanziale, dalla moneta a corso legale alla moneta con valore reale, dall’ordine costituito alla responsabilità individuale, dalla burocrazia alla partecipazione, dalla politica economica alla democrazia economica, dall’economia dei patrimoni e dei capitali agli investimenti produttivi, dalle organizzazioni interstatali all’unione dei popoli, dalle nazioni alla comunità universale.

La società post-statale

La società civile post-statale nasce dalla dissoluzione dello stato. Nessun popolo ha mai costituito uno stato per sua volontà, ad eccezione forse della prima repubblica romana, dopo la cacciata dell’ultimo re di Roma. Il potere statale ha avuto origine dalla forza delle armi. Monarchie ed imperi nascono dalle guerre.

Gli stati moderni non sono altro che la trasformazione o la scissione di monarchie ed imperi dotati di potere assoluto. L’evoluzione degli stati è avvenuta per l’azione di poche persone che hanno ricevuto mandato dai loro popoli. Dall’evoluzione degli stati nascono le nazioni e dalle nazioni gli stati nazionali. Lo stato è stato per secoli un male necessario, un mezzo per temperare i conflitti sociali. La legittimità degli stati è fondata sulla loro accettazione da parte dei popoli.

Gli stati dovevano governare legittimamente i popoli per garantire la pace. Soprattutto in questo hanno fallito, proprio perché sono nati dalle guerre. La guerra, l’uso della forza e della violenza, sono nella loro natura, nel loro carattere. Per questo continuano. Solo interessi ben precisi li hanno costretti a fare la pace o a non volere la guerra. Abolire gli stati significa sopprimere soggetti che nascono dalla guerra e continuano a farla da quando esistono. La politica degli stati è soltanto la temporanea sospensione della guerra. Che poi riprende sempre. Quasi tutte le forze politiche che hanno governato gli stati hanno fatto la guerra.

Gli stati dovevano garantire la giustizia, l’uguaglianza davanti alla legge. Ed invece hanno garantito la sopraffazione di chi li sostiene. Le organizzazioni interstatali dovevano garantire il diritto internazionale. Ed invece, più gli stati sono forti e più violano il diritto internazionale. Gli stati dovevano ridistribuire la ricchezza. Ed invece si sono impossessati della ricchezza. Abolire gli stati significa annullare un debito presente ed evitare un aumento del debito futuro.

L’umanità ha raggiunto un livello di sviluppo sufficiente per poter affrontare i propri problemi e non ha più bisogno di entità e gerarchie di potere per risolvere i propri conflitti. Lo stato non è più un male necessario. La società civile è ormai in grado di comporre i suoi conflitti mediante organismi autogestiti senza entità esterne alle quali conferire sovranità territoriali. Il superamento degli stati nazionali deve avvenire dal basso, in modo democratico. Senza fasi transitorie, senza periodi di anarchia. La dissoluzione degli stati per volontà della gente non provoca la disintegrazione della società civile ma, al contrario, conduce alla sua riunione in una comunità universale.

L’umanità del XXI secolo è formata da persone che credono nella propria individualità ma nello stesso tempo sanno di essere parti di un insieme che comprende tutte le persone che vivono sul pianeta. E si rendono conto ogni giorno che l’ambiente è parte inscindibile dell’umanità. In pochi anni, la globalizzazione dei rapporti socio-economici sarà completata. Ciascuno di noi si sentirà sempre più diverso da ogni altra persona e proprio per questo capirà di aver bisogno della fiducia, della collaborazione e della tolleranza di tutti gli altri.

La Repubblica della Terra

Per risolvere i problemi dell’insieme degli esseri umani è necessario un nuovo sistema politico mondiale che esprima la massima autorevolezza. Il nuovo sistema di governo non deve essere uno stato globale od un altro organismo statale od interstatale ma un governo senza stato, il governo dell’insieme degli abitanti della Terra.

Poiché la volontà della maggioranza di tutti gli esseri umani supera ogni altro potere, un governo mondiale eletto direttamente dagli abitanti del pianeta rappresenta il massimo potere. Questo è l’assioma dal quale nasce la Repubblica della Terra come sistema di governo eletto direttamente dagli abitanti del pianeta. La Costituzione della Repubblica della Terra stabilisce i principi fondamentali per una civile convivenza con dodici semplici articoli.

Articolo 1

La Repubblica della Terra è un sistema di governo democratico degli abitanti del pianeta e dei loro gruppi per vivere in pace nel miglior modo possibile.

Essa trae origine dalle strutture politiche esistenti e trova la sua causa nella necessità di affrontare i problemi materiali, per garantire ad ogni essere umano il diritto di credere nella propria felicità e di agire per realizzarla nel rispetto degli altri e della natura.

Fanno parte della Repubblica della Terra quanti, accettandone la Costituzione, lo richiedono.

Articolo 2

La direzione e la gestione della Repubblica è conferita dai popoli a loro rappresentanti, eletti nelle forme e nei modi ritenuti più validi secondo il livello di percezione e di consapevolezza dei popoli stessi.

È proibita qualsiasi iniziativa tesa a modificare nella forma e nella sostanza il sistema democratico.

Articolo 3

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona umana e promuove lo sviluppo di tutti gli esseri umani, dei quali riconosce le singole diversità e ne modera gli effetti in funzione del bene comune, garantendo ai singoli ed ai gruppi libertà di pensiero, di espressione e di azione ed assicurando l'affrancamento dai bisogni essenziali e, per quanto possibile, dalla paura.

Essa si ispira ai principi di verità, di giustizia e di bellezza che possono e devono animare tutto il genere umano e richiede l'adempimento dei doveri necessari a garantire il migliore sviluppo di ogni persona e la sua massima evoluzione, assumendosi il compito di rimuovere gli ostacoli che possono impedire tali risultati.

Articolo 4

Tutti gli abitanti della Repubblica hanno la stessa dignità ed assoluta parità di diritti e di doveri.

La Repubblica compone i conflitti fra i suoi abitanti, garantendone la libera, corretta e pacifica competizione, moderando gli eccessi.

Articolo 5

La Repubblica riconosce che il sistema umano è un insieme organizzato di soggetti e di relazioni fra loro e fra i loro comportamenti, mentre la Terra è l'ambiente costituito dall'insieme di tutte le parti che influenzano tale sistema ed anche di tutte le altre parti i cui comportamenti sono influenzati dal sistema stesso.

Articolo 6

La Repubblica si propone il miglioramento dei sistemi sociali, civili, politici, economici, morali e religiosi e, quindi, il miglioramento dei rapporti e dei comportamenti fra gli esseri umani e di questi con gli altri sistemi della Terra, in considerazione della reciproca interconnessione.

Essa, in modo democratico:

1) analizza i rapporti sociali e la loro influenza sulle relazioni interpersonali, promovendo la massima solidarietà in ogni campo ed assicurando i modi per conseguire l'accordo di ogni persona con i propri simili e con la natura;

2) stabilisce le regole più opportune per garantire i migliori rapporti civili in funzione della maggiore libertà individuale possibile e della giustizia fra tutti gli esseri umani;

3) imposta i rapporti politici, la loro legittimità e le forme più idonee a promuovere la partecipazione dei popoli alla formazione ed alla gestione delle loro istituzioni;

4) programma i rapporti economici ed i processi di produzione e di destinazione della ricchezza per il soddisfacimento dei bisogni essenziali, come caratteri indispensabili per garantire la sopravvivenza del genere umano e sconfiggere la povertà su tutto il pianeta;

5) considera e tutela i rapporti morali ed i modi per conseguire il benessere spirituale, attraverso la formazione della forza interiore di agire in coerenza con quanto è universalmente riconosciuto vero, giusto e bello;

6) garantisce la libertà dei rapporti religiosi e promuove la ricerca della causa originaria e del fine ultimo dell'umanità.

Articolo 7

La Repubblica sostiene tutte le iniziative orientate a promuovere processi per realizzare il massimo livello di sviluppo, proponendosi come base e, quindi, come principio organizzativo, l'equilibrio.

Sollecita la presa di coscienza della realtà e della natura dei problemi, inducendo al riconoscimento dei fatti corrispondenti ad evidenza o verità, stabilendo il grado di priorità dei diversi problemi in funzione del bene comune, individuando le loro origini e le loro cause ed indicando gli obiettivi possibili, le soluzioni realizzabili e le conseguenze prevedibili.

Essa identifica altresì le risorse disponibili e verifica i metodi per produrre i mezzi necessari ad impostare le strategie, quali presupposti organizzativi che consentano il miglior utilizzo delle risorse stesse e dei mezzi prodotti, orientando le persone alla prassi più idonea a conseguire i risultati attesi in coerenza con le strategie adottate, analizzando gli ostacoli ed elaborando i modi per superarli, considerata la verifica dei risultati e degli effetti prodotti.

Articolo 8

La Repubblica, nel riconoscere che gli esseri umani hanno necessità di nutrirsi per vivere, promuove e sostiene la trasformazione delle risorse naturali mediante il lavoro, favorendo l'adeguamento dei rapporti di produzione al livello di sviluppo delle forze produttive.

Essa riconosce altresì l'esigenza di uno spazio territoriale minimo per ogni persona e la naturale necessità di rapportarsi con le altre.

Tutela perciò i rapporti sociali, garantendo sufficienza alimentare ed abitazioni adeguate.

Salvaguarda la salute fisica e mentale mediante ogni mezzo di cura disponibile e promovendo la ricerca di soluzioni per la prevenzione e la cura delle malattie, contribuendo attivamente all'ottenimento della massima spettanza di vita possibile.

Garantisce pari dignità a tutti gli abitanti, favorendo e tutelando la composizione della famiglia e della coppia come base naturale della società.

Protegge la maternità e l'infanzia, promovendo un'educazione flessibile e responsabile dei figli.

Assiste i più anziani e ne favorisce la permanenza integrale nella società, riconoscendo la loro esperienza.

Assicura assistenza alimentare e sanitaria agli indigenti, agli infortunati, agli ammalati, agli invalidi, ai disoccupati involontari, agli anziani ed a quanti si trovano in stato di necessità od impediti per qualsiasi causa, recuperando ed attivando quanti possono concorrere utilmente alla vita sociale e produttiva.

Sollecita l'ideazione e la realizzazione dell'ambiente più adatto e confortevole per ogni abitante.

Affermando piena libertà delle arti e delle scienze, sostiene i processi culturali e formativi, rendendo l'informazione trasparente ed incondizionata e riducendo gli ostacoli alla massima conoscenza, garantendo un'istruzione ed una formazione culturale orientate al miglioramento dei rapporti umani ed adeguate alle esigenze del mondo del lavoro, dell'arte, delle scienze, della tecnica e dell'etica.

Impedisce qualsiasi iniziativa tesa ad alienare le coscienze ed a comprimere le libertà di giudizio dei propri abitanti.

Riconosce l'unità di tutti gli individui ed interviene nei conflitti fra istinti e ragione e fra individualità e comunità, sostenendo la diffusione dell'altruismo e della previdenza e garantendo effettiva solidarietà fra i popoli, promovendo attivamente ogni azione per la pace.

Si impegna ad eliminare la criminalità e le sue cause ed a garantire l'ordine pubblico, mitigando in modo adeguato ogni degenerazione e correggendone gli effetti.

Garantisce la vita umana in ogni sua espressione e promuove i valori dell'essere e del divenire, salvaguardando la libertà della donna senza impedire a nuove vite di venire al mondo, pur nella considerazione degli effetti di un eccessivo sviluppo demografico, da mantenere entro limiti sostenibili.

Articolo 9

Le leggi della Repubblica si ispirano ai principi del diritto internazionale universalmente riconosciuti e sono caratterizzate dalla semplicità di significato e di sintassi.

La Repubblica richiede l'adempimento dei doveri sociali e civili nell'interesse di tutti gli abitanti della Terra, eliminando le contraddizioni fra le norme ed abrogando quelle obsolete.

Garantisce la dimostrazione della ragione e del torto anche nei rapporti con le istituzioni, promovendo la revisione dei processi civili, penali ed amministrativi e dimostrando le conseguenze di uno scarso senso del dovere.

Articolo 10

La Repubblica garantisce la piena sovranità di tutti i suoi abitanti e la loro uguaglianza rispetto alle leggi.

Promuove l'integrazione politica di tutti i popoli della Terra, riconoscendo le autonomie locali in termini di programmazione e decentramento politico, amministrativo e fiscale.

Garantisce a tutti gli abitanti libertà di associarsi in qualsiasi forma, purché non segreta, per realizzare il miglioramento dei singoli e dei gruppi mediante il libero processo dialettico delle idee.

La Repubblica si divide in governi internazionali, nazionali, regionali e locali, tutti costituiti nelle forme volute dai popoli che li eleggono.

Essa promuove la partecipazione politica mediante un sistema elettorale nel quale i popoli esercitano un'effettiva e costante sovranità sui governi e sono protagonisti del loro continuo rinnovamento.

Gli abitanti della Repubblica sono rappresentati nell'Assemblea internazionale costituita da un rappresentante per ogni dieci milioni di abitanti.

La facoltà di fare le leggi spetta normalmente all'Assemblea internazionale, ma anche gli abitanti della Repubblica possono prendere l'iniziativa di proporle, di farle e di abrogarle osservando le leggi.

I rappresentanti nell'Assemblea internazionale sono eletti direttamente dagli abitanti della Repubblica e durano in carica quattro anni, salvo inadempimento degli impegni assunti con gli elettori.

Il Governo della Repubblica è costituito da dodici governanti eletti dall'Assemblea internazionale che elegge fra loro il Presidente.

Il Governo resta in carica fino a revoca da parte dell'Assemblea internazionale e comunque non oltre sei anni dalla data dell'elezione.

Il Governo è diretto dal Presidente ed ha il compito di realizzare le decisioni prese dall'Assemblea internazionale nonché di prendere decisioni urgenti.

Tali decisioni devono essere ratificate entro un anno dall'Assemblea internazionale e l'eventuale mancata ratifica comporta le dimissioni del Governo.

Articolo 11

Le risorse della Terra appartengono a tutti i suoi abitanti e sono a disposizione di chi vuole produrre nel rispetto dell'ambiente.

La Repubblica garantisce un'equa disponibilità delle risorse e dei mezzi di produzione e la libertà di intraprendere, sollecitando la produzione e gli scambi con la partecipazione dei lavoratori alla gestione ed ai risultati delle imprese.

I modi di produzione e di destinazione della ricchezza devono corrispondere alle esigenze ed all'impegno di tutti gli abitanti della Terra e devono essere orientati al massimo reinvestimento produttivo della ricchezza.

La Repubblica garantisce un'utile occupazione a tutta la popolazione attiva che a sua volta è tenuta a svolgere le attività più confacenti alle esigenze ed alle caratteristiche individuali, tenendo conto di quelle generali.

Le imposte dai privati sono applicate unicamente sui consumi non produttivi.

La Repubblica contribuisce al risanamento dei bilanci dei governi che la costituiscono.

Il bilancio della Repubblica deve essere improntato alla massima trasparenza.

La Repubblica può indebitarsi solo per ricevere anticipazioni rispetto ad entrate future certe.

Articolo 12

La Repubblica sollecita la coerenza fra logica ed azione ed incoraggia la sincerità e l'altruismo come funzioni della massima espressione dell'individualità.

Sulla Terra è garantita la completa indipendenza di ogni concezione morale e religiosa.

La Repubblica promuove attivamente la comprensione e l'integrazione fra le differenti culture ed i diversi costumi e considera patrimonio irrinunciabile ogni etnia ed ogni carattere genetico.

La Repubblica ha l'obbligo di difendere i propri abitanti da qualsiasi violenza interna od esterna.

Compone e, se necessario, elimina i conflitti che mettono in pericolo l'incolumità dei suoi abitanti utilizzando la forza solo se indispensabile.

L'Assemblea internazionale stabilisce tutto quanto non previsto e non impedito dalla presente Costituzione ed adotta tutti i provvedimenti necessari a realizzare i principi e gli obiettivi stabiliti dalla stessa, con validità per tutti i governi ed i popoli che fanno parte della Repubblica della Terra.

Le disposizioni di attuazione della Costituzione della Repubblica della Terra prevedono che:

1) la Costituzione della Repubblica della Terra è in vigore dal primo gennaio dell'anno duemilauno;

2) l’Assemblea internazionale è eletta entro tre mesi da quando alla Repubblica della Terra partecipano almeno centoventi milioni di abitanti;

3) fino alla elezione dell'Assemblea internazionale prevista dalla Costituzione, la direzione ed il coordinamento della Repubblica della Terra spetteranno ad un Comitato dei rappresentanti composto dai duecento designati dai fondatori che avranno ottenuto il maggior numero di designazioni alla fine di ogni trimestre solare e che accetteranno tale incarico;

4) i componenti del Comitato dei rappresentanti sono mandatari degli altri fondatori e rispondono della destinazione delle risorse della Repubblica della Terra;

5) il Comitato dei rappresentanti stabilisce i modi e le forme di rappresentanza della Repubblica della Terra;

6) il Comitato dei rappresentanti sarà rinnovato entro il ventesimo giorno del mese successivo ad ogni trimestre solare fino all'elezione dell’Assemblea internazionale;

7) l'ultimo Comitato dei rappresentanti organizzerà l'elezione della prima Assemblea internazionale;

8) la moneta della Repubblica della Terra è Dhana, con un valore di emissione completamente garantito;

9) fino all’elezione dell’Assemblea internazionale il Comitato dei rappresentanti assume ogni decisione relativa alla gestione della moneta della Repubblica della Terra ed alla sua gestione;

10) la Repubblica adotta un sistema informativo centrale sotto la responsabilità del Comitato dei rappresentanti e di suoi delegati;

11) tutti gli atti relativi al funzionamento della Repubblica della Terra precedenti l’elezione dell’Assemblea internazionale sono pubblicati sul sito Internet www.asmad.org.

La Costituzione della Repubblica della Terra non è un atto con il quale un ente concede diritti ed assume obblighi nei confronti della società. Non è né una richiesta, né una proposta, né una concessione. La Costituzione della Repubblica della Terra è un accordo sociale con il quale ogni singola persona afferma i propri diritti, riconosce i diritti degli altri ed assume i propri doveri. È un atto di responsabilità con il quale la società umana dichiara cessato il potere di un’entità esterna (lo stato) ed assume direttamente la facoltà di decidere come costruire il proprio futuro. Con questo atto la famiglia umana annulla ogni tutela proveniente dall’esterno e riprende le redini della propria storia.

La comunità umana

Con la Repubblica della Terra nasce la società civile post-statale nella quale la comunità umana afferma i principi fondamentali per una libera, giusta e pacifica convivenza.

L’essere umano è la più evoluta forma di vita sulla Terra, l’ambiente naturale in cui l’essere umano nasce, vive e muore.

Lo stretto legame con il suo ambiente impone all’uomo il massimo rispetto per la natura.

Ogni essere umano è una persona diversa e distinta dalle altre.

Sulla Terra esistono risorse naturali sufficienti alla vita ed all’evoluzione di ogni essere umano.

Le persone sanno di dover lavorare per vivere e per migliorare le proprie condizioni di vita.

La destinazione dei beni del pianeta è universale e ciascuno ha il diritto di godere e di disporre dei frutti del proprio lavoro produttivo.

Per realizzare questi principi, la comunità umana deve darsi alcune regole essenziali, unanimemente riconosciute valide dal diritto internazionale.

Ogni essere umano deve disporre delle risorse necessarie a svolgere le attività di cui è capace per vivere e svilupparsi.

L’aria e l’acqua in natura sono libere da qualsiasi vincolo e devono essere a disposizione di tutti. Altri beni naturali possono essere riconosciuti a singoli ed a gruppi senza alcun vincolo.

Tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità, diritti e doveri, e sono liberi di operare per soddisfare i loro bisogni e desideri.

Gli esseri umani organizzano i loro rapporti in comunità sociali, intese come unioni di persone con esigenze, scopi, relazioni e vincoli comuni, in modo da costituire un organismo unico. La comunità stabilisce le regole per una civile e pacifica convivenza delle persone che ne fanno parte. Ognuno può vivere in comunità con altri ma deve accettarne le regole.

Le regole della comunità sono stabilite in base al diritto naturale fondato sul bene comune e sul minor male. È bene ciò che ha valore morale universale ed è desiderato ed utilizzato senza cagionare danno. È male ciò che è considerato cattivo o sbagliato e provoca danno, dolore o sofferenza. La violenza contro gli altri e la natura non è mai bene.

Ogni persona è libera di vivere, conoscere ed agire per la propria felicità.

È permesso tutto ciò che non è in contrasto con le regole della comunità e con il bene comune.

La felicità di ognuno deriva dalle condizioni personali ed ambientali e dalle azioni individuali e collettive. La comunità aiuta ogni persona ad affrontare il dolore ed agevola e difende la sua felicità.

La libertà della singola persona è il potere di esprimere nel pensiero e nell’azione la propria personalità e di realizzare la massima espressione della propria soggettività, senza arrecare danno agli altri.

La libertà individuale è limitata soltanto dalla libertà collettiva.

La sopravvivenza, l’assistenza e lo sviluppo fisico ed intellettuale di ogni persona priva della capacità di provvedere alle proprie esigenze sono a carico della comunità.

Ogni persona deve poter conoscere la realtà del passato e del presente. L’informazione deve essere libera e vera.

Chi può deve utilizzare l’energia personale ed ambientale per trasformare da solo o con altri le risorse naturali in prodotti o svolgere un servizio utile alla comunità.

Ogni persona deve utilizzare le proprie capacità per badare almeno a se stessa.

Sulla Terra non esistono entità politiche e giuridiche territoriali sovrane ma soltanto organismi con competenza territoriale, rappresentativi delle comunità sociali e da loro direttamente eletti.

Ogni persona può circolare e stabilirsi ovunque purché accetti le regole del luogo in cui si reca o permane.

Nessuno può invadere spazi riservati ad altri che ne hanno la proprietà od il possesso.

Il diritto ad uno spazio riservato si acquisisce per acquisto, donazione o successione.

Tutte le persone hanno diritto alla proprietà o al possesso dei beni necessari alla loro vita.

La proprietà che non trae origine dal lavoro produttivo è ingiustificata.

Al solo fine di organizzare la migliore convivenza possibile e stabilire le competenze degli organismi rappresentativi delle comunità sociali, la superficie della Terra è frazionata in villaggi, quartieri, comuni, regioni, confederazioni e continenti.

I villaggi sono centri abitati esterni alle città.

I quartieri sono parti o settori delle città.

I comuni sono formati da villaggi e quartieri.

Le regioni sono formate da gruppi di comuni.

Le confederazioni sono formate da gruppi di regioni.

I continenti sono formati da confederazioni.

Ogni comunità che vive stabilmente in una frazione di territorio stabilisce le regole e le fa eseguire e rispettare mediante organismi rappresentativi della comunità eletti in modo democratico.

Le regole del continente prevalgono su quelle delle confederazioni, le regole della confederazione su quelle delle regioni, le regole della regione su quelle dei comuni, le regole del comune su quelle dei quartieri e dei villaggi.

Gli organismi rappresentativi sono il consiglio comunitario che stabilisce le regole, il comitato esecutivo che fa eseguire quelle di interesse comune ed il collegio di giustizia che le fa rispettare.

Gli organismi rappresentativi hanno competenza sulla frazione di territorio della comunità che li elegge.

L’ordinamento, il numero di componenti e la durata dell’incarico degli organismi rappresentativi sono decisi dalla comunità che li elegge.

Ogni organismo rappresentativo stabilisce le regole e le procedure per il proprio funzionamento.

Per armonizzare le regole ed evitare contrasti di competenza fra di loro, i primi organismi rappresentativi sono eletti prima per continente, poi per confederazione, per regione, per comune, per quartiere e villaggio.

Sul diritto di proprietà sono necessarie alcune precisazioni, partendo dal rapporto fra proprietà individuale, o privata, e destinazione universale dei beni. La proprietà è il diritto di godere e di disporre di prodotti e di idee. Poiché i prodotti e le idee sono il risultato della trasformazione di risorse ed energia naturali mediante il lavoro, la proprietà rappresenta il risultato del lavoro. La proprietà che deriva dal lavoro è perciò giustificata (legittima). È invece ingiustificata (illegittima) quando non deriva dal lavoro ma da attività illecite e da abusi: per esempio, la rapina, il furto e la sottrazione forzata non legittimano la proprietà.

La guerra è un caso di sottrazione forzata. Con la guerra ci si appropria, non con il lavoro ma con la forza, di territori, beni e privilegi (per esempio, concessioni di sfruttamento). La proprietà che trae origine da una guerra è sempre ingiustificata ed illegittima e deve quindi essere annullata. Annullare una proprietà illegittima non significa violare alcun diritto di proprietà ma eliminare l’atto di esproprio compiuto quando quel diritto si è formato con la forza. Quindi, il diritto di proprietà e gli altri diritti di disponibilità che si sono formati per effetto di guerre devono essere annullati. Giacimenti, miniere, fabbricati, tesori ed altri valori materiali sui quali si sono costituiti diritti in seguito ad una guerra devono rientrare nella piena disponibilità dei popoli ai quali sono stati sottratti.

L’ordine comunitario

I caratteri distintivi del XXI secolo sono la ricerca della verità e la conquista della libertà. Ognuno di noi può e vuole conoscere ciò che corrisponde alla realtà effettiva e ciò che invece è apparenza o finzione. Ognuno di noi vuole e può vivere nella condizione di massima autonomia possibile.

Chi fa parte della Repubblica della Terra riconosce che la verità è necessità fondamentale di ogni essere umano, che la pace è condizione essenziale per il pieno sviluppo di ogni persona e che la giustizia è l’unica alternativa alla violenza.

Basta dunque con le potenze nazionali. Nessun popolo è nemico di un altro popolo. Solo gli stati sono nemici di altri stati. Solo gli stati fanno la guerra fra di loro. E per farla usano i loro popoli. Le potenze, gli stati, fondano la loro superiorità su leggi studiate per conservare privilegi, sulle tasse, sul debito pubblico, sulla burocrazia, su magistrati di parte e sulle armi.

La società civile post-statale fonderà la propria autorevolezza sulla volontà e sull’impegno della maggioranza delle persone, sulla contribuzione libera e volontaria, sulla responsabilità individuale, sulla solidarietà, sull’autonomia e sull’unione. La strategia di liberazione dei popoli è una sola. Studiare per conoscere, comunicare rapidamente, lavorare, sospendere i conflitti sociali, fissare obiettivi realizzabili, usare ogni mezzo non violento, resistere alle pressioni ed ai compromessi, rifiutare i ricatti, isolare i parassiti, adottare una moneta per tutti i popoli.

Il nuovo sistema politico in cui si organizza la società civile deve garantire il passaggio:

dallo stato alla società civile post-statale;

dalla democrazia formale alla democrazia sostanziale;

dal governo dello stato al governo della comunità;

dall’ordine costituito all’autodeterrminazione comunitaria;

dalle organizzazioni internazionali degli stati all’unione dei popoli;

dalla burocrazia statale alla partecipazione responsabile alla comunità;

dalle nazioni alla comunità universale;

dall’economia speculativa all’economia reale;

dalla politica economica alla democrazia economica;

dall’agevolazione dei patrimoni alla promozione degli investimenti;

dalla moneta a corso legale alla moneta con valore reale.

Questa non è una dichiarazione di guerra agli stati ma una dichiarazione di pace. Per chi ha più potere e per chi non ne ha. Perciò non ci devono essere riserve o segreti nel precisare le azioni da compiere. Solo in guerra non si deve rivelare la propria strategia.

Le azioni essenziali per entrare pacificamente nella società civile post-statale e realizzare l’ordine comunitario sono:

aderire alla Repubblica della Terra dichiarando di condividere i principi della sua Costituzione e le disposizioni per la sua attuazione;

eleggere l’Assemblea internazionale della Repubblica della Terra affinché si possa nominare il Governo della Repubblica il quale, con l’autorevolezza che gli deriva dal mandato di quanti fanno parte della Repubblica della Terra, fa cessare ogni attività militare internazionale ed ogni conflitto violento, proponendo ai popoli concrete e ragionevoli soluzioni dei conflitti in corso;

eleggere ed attivare gli organismi di autodeterminazione delle comunità sociali per continente, per confederazione, per regione, per comune, per quartiere e per villaggio, stabilendo le loro competenze in materia legislativa, esecutiva e giudiziaria;

far eliminare dalle costituzioni degli stati nazionali ogni potere che sia in contrasto con le regole stabilite dagli organismi delle comunità sociali;

eliminare i confini fra gli stati;

ridistribuire equamente risorse naturali e mezzi di produzione affinché ogni persona possa lavorare e produrre quello che serve per vivere;

liberalizzare la produzione e gli scambi eliminando ogni inutile ostacolo ed imposizione per garantire una leale concorrenza produttiva e commerciale;

intensificare e diffondere la ricerca di base e la ricerca applicata in ogni settore ed in particolare in quelli dell’energia, della salute e della tecnologia;

istituire organismi comunitari specifici per affrontare i problemi di interesse generale (energia, acqua, cibo, salute, cultura, informazione, ed altri);

creare un fondo intercomunitario per i servizi di pubblica utilità, con risorse derivanti da contributi volontari, applicando il principio secondo il quale ciascuno dovrebbe dare quanto può per avere quello che gli serve;

formare una forza mondiale di sicurezza per mantenere l’ordine e far osservare le regole nelle comunità e fra di esse;

affrontare concretamente i problemi più sentiti ed urgenti ed impiegare i mezzi e le tecnologie disponibili per ottenere rapidi risultati, poiché ogni ritardo rappresenta un costo superiore a quello che serve per accelerare.

Nasce così l’ordine comunitario, la nuova organizzazione politica e giuridica dei rapporti umani fondata sull’autogoverno e sulla responsabilità di chi fa parte della comunità. Per questa organizzazione, devono unirsi impiegati e lavoratori pubblici e privati, imprenditori e lavoratori, commercianti e consumatori, artisti e scienziati, pensionati e studenti, famiglie ed imprese. Ognuna di queste figure svolge una funzione utile alle altre ed ognuna di esse ha bisogno delle altre.

A chi dice che questo progetto è impossibile e velleitario, che non è mai stato e non potrebbe essere realizzato nemmeno da una grande potenza, si deve rispondere che è vero: questo progetto non potrebbe essere realizzato nemmeno da tutti insieme gli stati della Terra, perché il loro obiettivo non è risolvere i problemi materiali dei loro popoli ma conservare il potere sui loro popoli. Ed a chi sostiene che proprio ora che i cittadini hanno più bisogno di tutela e protezione contro il terrorismo internazionale non si può pensare di abolire l’unico organismo che può garantire la loro sicurezza, si deve rispondere che la forza degli stati non elimina le origini, le cause, le azioni e gli effetti del terrorismo internazionale, un male del quale bisogna estirpare le radici.

Le radici del terrorismo internazionale, le sue cause, affondano nelle guerre, nelle invasioni con le quali sono state e continuano ad essere sottratte le risorse. Le radici nascono e si sviluppano dalla povertà, dalla disperazione. La risposta non è la repressione degli effetti ma la rimozione delle cause. Il terrorismo islamico non vuole conquistare l’Occidente ma vuole certamente cacciare l’Occidente da luoghi che non sono dell’Occidente e dai quali invece l’Occidente trae i mezzi per alimentare i propri modelli di vita e pretende di continuare a farlo. Non sarà possibile. La scelta obbligata dell’Occidente è la propria autocritica. Alcuni la stanno già facendo ma sono zittiti proprio da quei mostruosi apparati fatti di burocrazia e di falsa rappresentazione della realtà che dipende dagli stati. Il terrorismo internazionale non si combatte, si elimina senza combattere, eliminando le cause dalle quali trae origine.

È nota la forza degli stati, la forza delle grandi potenze e quella dell’unica superpotenza rimasta. Sono forze gigantesche, mostruose, mai esistite prima d’ora. Ma è anche noto che queste forze sono temporanee, fondate sul tacito consenso di tutti coloro che le alimentano ed accettano di farsi sottrarre enormi risorse, un terzo della ricchezza prodotta ogni anno sul pianeta, illudendosi che il futuro sia migliore. Queste forze sono fondate su convenzioni, abitudini, luoghi comuni, indifferenza. Sono condizioni difficili da rimuovere.

Nello stesso momento in cui ci si rende conto che così non si può più andare avanti, queste condizioni possono rivolgersi contro chi le ha create e volute. Quando ci si accorge che la sopravvivenza degli stati mette in discussione la sopravvivenza della società civile, perché troppe sono le domande sociali rispetto alle mancate risposte politiche, ci si rende conto della necessità di cambiare.

L’organizzazione della società civile post-statale e l’ordine comunitario non sono e non potranno mai essere risultati finali, quindi non potranno mai essere dei fini ma solo mezzi per migliorare la società umana attraverso la ragione e la coscienza, la responsabilità e la volontà individuale, fino a che ogni persona non avrà conquistato la capacità di controllare da sé gli istinti dai quali trae origine la nostra evoluzione. Ma questa sarà un’altra storia.


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