Amore

La realtà. Prima dell’inizio, solo energia pura. Senza spazio e senza tempo. Immobile. Nello stato più semplice. Non un insieme ma l’unità. Per noi, è il nulla. Invece era il tutto. L’infinito. Da quel tutto un movimento. Provoca un’onda. Da quell’onda, lo spazio. Ed inizia il tempo. Poi, altre onde. Così, una parte del tutto si trasforma in un insieme di più parti. Senza separarsi dal tutto. Le parti dell’insieme si dispongono nello spazio. Si organizzano. Restano parte del tutto ma interagiscono fra di loro. Assumono funzioni. Nasce la prima struttura. La realtà è sempre più complessa. Più interazioni, più complessità, più evoluzione. Non esiste selezione. Ogni particella si trasforma ed evolve.

Ad un certo momento, ogni interazione è identica alla precedente. Le parti non cambiano più. L’insieme cessa di evolvere. Nessuna trasformazione. È la realtà metastabile. Il sistema è bloccato. Improvvisamente, una parte si aggrega ad un’altra. Cede potenza e poi decade. Cessa la sua identità. È la prima selezione. Il processo si ripete. L’insieme riprende ad evolvere. Le parti si dispongono su diversi livelli ed aumentando la velocità si trasformano in masse. Si forma una nuova struttura. Nasce la gerarchia.

Con questa struttura nasce la vita. Da onde di energia, particelle elementari, atomi,molecole, materia inanimata ed infine organismi. Tante parti sempre più complesse che interagiscono fra di loro. Tutte formate da quell’unica energia originaria senza spazio e senza tempo dalla quale derivano e nella quale sono immerse. Quell’energia che nella correlazione quantistica provoca l’interazione istantanea di due particelle separate da qualsiasi spazio.

L’umanità è la forma conosciuta più complessa ed evoluta di questo processo di trasformazione dell’energia. Ognuno di noi fa parte di un insieme che fa parte di un unico insieme che comprende tutta l’energia che nello spazio-tempo forma la materia ed anche l’energia pura che preesiste alla materia. Siamo divisi in parti per evolvere ma legati insieme per esistere. Da questa duplice condizione nasce la necessità di amare. Il fine ultimo del tutto è la massima perfezione. È un fine che nasce dal movimento originario dell’energia senza spazio e senza tempo e che si realizza attraverso l’evoluzione.

L’essere umano fa parte del tutto. È funzione del tutto. Quindi non può che avere lo stesso fine ultimo. Il suo fine intermedio è la felicità. E non possono esistere felicità senza evoluzione, evoluzione senza sviluppo, sviluppo senza libertà, libertà senza giustizia, giustizia senza pace e pace senza amore. Ecco perché si deve amare per necessità.

Amare significa riconoscere ciò che fa parte di noi stessi e tutto ciò di cui siamo parte: dall’energia pura dalla quale veniamo e che rimane sostanza della nostra forma all’insieme di tutto ciò che ha la medesima sostanza: i nostri simili, tutti gli altri esseri viventi e la materia inanimata della quale siamo effetto evolutivo. Dobbiamo amare energia, aria, acqua, cibo e salute perché da loro dipende la nostra sopravvivenza. Dobbiamo amare la conoscenza perché da essa dipende il nostro sviluppo. Dobbiamo amare lo sviluppo perché ci permette di soddisfare bisogni e capire meglio noi stessi ed il tutto. Dobbiamo amare i nostri bisogni perché sono causa della nostra evoluzione. Dobbiamo amare la libertà perché da essa dipende il superamento dei nostri limiti. Dobbiamo amare la giustizia perché da essa dipende la maggiore libertà possibile. Dobbiamo amare la pace come presupposto fondamentale per avere giustizia e libertà. Ma, prima di tutto, dobbiamo comprendere fino in fondo la necessità di amare.

Amare significa accettare e soprattutto volere unità e diversità, competizione e cooperazione. Significa reciprocità, ricerca della verità. Lo stato di ogni parte dipende dalle interazioni con le altre. Le interazioni dipendono dalla struttura. La struttura dipende dal modo di evolvere. Nel modo selettivo, la struttura è gerarchica e le interazioni di ogni parte dipendono dal livello dal quale agisce. Nel modo indiscriminato, la struttura è conarchica e le interazioni di ogni parte dipendono dal suo agire individuale.

In una struttura gerarchica, l’umanità nel suo insieme comprime, attraverso le parti che si trovano sui livelli superiori, le potenzialità di tutte le altre parti. La struttura gerarchica condiziona la maggioranza delle parti e consente gli eccessi di una minoranza. Ogni parte deve affermarsi sulle altre per sopravvivere. È la struttura che induce all’egoismo, all’ingiustizia, alla dipendenza dai bisogni, allo spreco ed all’irresponsabilità. Perciò, la natura della quale l’umanità fa parte è costretta a sopprimere per rinnovare. La lotta per la vita si rivela una resa alla morte. L’evoluzione è effetto del ricambio. La felicità è un sogno. Un’illusione.

In una struttura conarchica, ogni parte sviluppa le sue potenzialità ed assume la responsabilità delle proprie azioni. Gli eccessi sono limitati dalla coscienza e dalle interazioni locali. La struttura conarchica permette auto-organizzazione, utilizzo universale delle novità emergenti utili all’insieme e massima resilienza senza selezione e senza sfruttare la ridondanza. Tutti possono fare quello che di buono ed utile sanno fare. Nulla induce a fare del male. Tutti rispondono nello stesso modo all’insieme. In condizioni di parità. L’umanità stimola ogni parte perché il miglior essere di ognuno contribuisce al miglior essere dell’insieme. Tutta la natura partecipa al processo. Invece di difendersi, collabora, sostiene, emula, accelera la sua trasformazione. L’evoluzione è effetto dell’immortalità. La felicità diventa prima possibile, poi probabile ed infine inevitabile.

Così, un nuovo modo di evolvere è possibile. La struttura conarchica non è né un’utopia né una realtà del presente. È invece la realtà che si può costruire in futuro. Anche in pochissimo tempo. È semplice ma richiede il riconoscimento e la pratica di una condizione fondamentale: l’amore. Solo con un atto d’amore si può innescare il processo per trasformare la gerarchia in conarchia. Solo per amore si può potenziare il processo e superare gli ostacoli. Solo per amore si può partecipare realmente ad un tale processo. Perché solo dall’amore possono nascere pace, giustizia, libertà, sviluppo, evoluzione e felicità. Perciò, bisogna sentire la necessità di essere per divenire.

Per questo mi sono rivolto tante volte a persone di ogni cultura e di ogni livello. Non per idealismo od ignoranza della realtà. Non per incoscienza od ingenuità. Non per protagonismo o velleitarismo. Ma perché credo che tutti possano comprendere il senso di questo messaggio. E sono convinto che tutti possano e dovrebbero partecipare al nuovo processo, indipendentemente dalle origini, dalle condizioni materiali e sociali, dalla cultura, dalla politica e dalla fede.

Perché tutti, in fondo a noi stessi, sappiamo che se non cambia il futuro dobbiamo morire. E penso che anche per chi crede in un’altra vita sia meglio vivere quella attuale con amore. Esiste una sola verità anche se ciascuno di noi crede nella propria. Insieme, possiamo scoprire quella vera. Amando.

E per questo, da semplice essere umano, senz’alcuna autorità, rivolgo ancora una volta, forse l’ultima, un messaggio a chi può di più ed a chi può di meno, agli esponenti della cultura e dell’informazione, della politica, dell’economia e della religione, a chi crede solo nell’immanente ed a chi crede nel trascendente, ai padri ed alle madri, ai giovani ed agli anziani, a chiunque possa e voglia comprendere: dentro di noi c’è amore, perché siamo parti interdipendenti di un unico insieme ed immersi nell’energia senza spazio e senza tempo dalla quale siamo partiti. Siamo uno. E, per amore, possiamo cambiare il futuro.

23 dicembre 2008.

Rodolfo Marusi Guareschi