Denaro & Credito

 

Onde di energia in movimento creano spazio e ad una certa velocità prendono massa e formano la materia che nel tempo si trasforma passando dallo stato più semplice al più complesso.

Su un pianeta in condizioni eccezionali, dalla materia inorganica nasce la vita (materia organica) dalla cui evoluzione emerge (nella specie umana) la coscienza (materia cosciente).

Per vivere, ogni essere umano ha prima di tutto bisogno di aria, acqua e cibo.

Per milioni di anni, la specie umana è sopravvissuta raccogliendo i frutti spontanei della natura e praticando la caccia e la pesca.

Con la domesticazione degli animali e delle piante, l’allevamento e l’agricoltura, l’essere umano ha acquisito la capacità di produrre stabilmente e di conservare più di quanto serve per vivere.

Da questo surplus nasce lo scambio.

La prima forma di scambio è il baratto semplice (o diretto) mediante il quale si scambia merce in eccedenza con merce prodotta da altri.

Dal baratto semplice si passa al baratto multiplo (o indiretto) mediante il quale si scambia merce in eccedenza con una merce intermedia che si può scambiare con qualsiasi altra merce.

Questa merce intermedia è il denaro: serve come mezzo di scambio, misura e riserva di valore.

La prima forma di denaro è dunque una merce (pecore, grano, conchiglie, metalli, etc.) con valore intrinseco che rappresenta una determinata quantità di lavoro e perciò diventa equivalente generale del valore di tutte le altre merci.

Con il conio dei metalli, il denaro assume la forma di moneta emessa da un’autorità che ne garantisce il valore, anche se in realtà il valore intrinseco (reale) è inferiore al valore nominale (di scambio).

Proprio a causa di questa differenza nasce il concetto di denaro a corso legale, per effetto del quale il valore di una moneta non è determinato dal suo valore reale ma da una legge.

Per evitare i furti, si inizia a depositare monete presso soggetti (in genere orefici) attrezzati alla custodia che rilasciano ricevute di deposito che danno al portatore il diritto di ritirare i valori depositati.

Ad un certo momento, le ricevute di deposito sono esse stesse accettate in pagamento al posto dei valori che rappresentano: così nasce la cartamoneta.

Poiché gran parte dei valori depositati non vengono ritirati, i custodi iniziano ad emettere duplicati delle ricevute di deposito che prestano con interesse.

Con questa pratica, si presta denaro creato dal nulla (perché non ha e non rappresenta alcun valore) che dopo un certo tempo deve essere rimborsato per un valore maggiore di quello prestato.

Da questa pratica nasce l’attività bancaria.

Con la banca, le note di deposito prendono il nome di note di banco (le attuali banconote).

Il sistema bancario inventa anche nuovi strumenti di pagamento, come gli assegni ed i bonifici.

Con questi nuovi strumenti, i prestiti non sono più erogati sotto forma di banconote ma come depositi: quando la banca concede un prestito, accredita l’importo su un conto intestato al beneficiario che ne può disporre emettendo un assegno a facendo eseguire un bonifico.

Come per emettere i duplicati di note di deposito l’emittente non aveva bisogno di avere in deposito un controvalore reale, così per prestare denaro la banca non utilizza denaro esistente ma lo crea dal nulla registrando un proprio credito nei confronti del beneficiario del prestito (che diventa debitore) e contemporaneamente e per lo stesso importo un debito nei confronti dello stesso beneficiario che può disporre del deposito.

Il denaro di oggi è quindi formato da monete a corso legale create dal nulla dal sistema bancario mediante i prestiti con interesse.

Sono solo numeri, nient’altro che numeri registrati su dei computer.

Questo denaro rappresenta semplicemente il valore dei debiti-crediti derivanti dai rapporti fra il sistema bancario e la società.

E poiché quando la banca crea il denaro che presta non crea anche i relativi interessi, il denaro per pagare gli interessi non esiste fino a quando la banca non lo abbia creato concedendo nuovi prestiti.

Tutto il denaro in circolazione è quindi creato mediante i prestiti bancari e la domanda di denaro è sempre superiore all’offerta.

Per questo motivo, il denaro continua ad avere un valore di scambio e quindi un potere d’acquisto.

Quasi tutto il denaro di oggi è emesso sotto forma di impulsi elettronici e solo in minima parte sotto forma di banconote e monete metalliche.

La quantità di denaro emesso dal sistema bancario è enormemente superiore agli scambi di beni e servizi reali ed addirittura superiore al valore totale dei beni esistenti sul pianeta.

Meno del 5% del denaro esistente è utilizzato nell’economia reale, il resto per operazioni finanziarie e speculative.

Questo denaro è il mezzo fondamentale per concentrare la ricchezza.

Per capire perché, bisogna partire dal valore delle cose e seguire l’evoluzione degli scambi dei surplus.

Il valore delle cose è prima di tutto un valore d’uso e deriva dal lavoro necessario al loro utilizzo.

Il lavoro è l’attività umana, cioè l’impiego di energia mediante la quale prendiamo le risorse naturali e le rendiamo utilizzabili con o senza trasformazione.

A parte l’aria, non esiste una cosa utilizzabile senza lavoro: è lavoro l’attività di raccolta, caccia e pesca; è lavoro l’estrazione di risorse naturali, la coltivazione del suolo, la trasformazione delle risorse ed energie naturali in prodotti e la loro distribuzione; è lavoro ogni attività dalla quale si ottengono i beni o servizi necessari a soddisfare bisogni e desideri.

Alcuni lavori possono essere svolti dagli stessi utilizzatori ma per la maggior parte devono essere svolti per ottenere beni e servizi per altri: perciò il lavoro ha una funzione sociale.

Il lavoro è dunque la misura del valore delle cose utilizzabili.

Ma, oltre al valore d’uso, le cose hanno anche un valore di scambio.

Il valore di scambio è determinato dal rapporto fra domanda ed offerta delle cose che si ottengono con il lavoro.

Se il lavoro fosse programmato esattamente in proporzione alle esigenze, cioè alla soddisfazione dei bisogni e desideri di ogni essere umano, si avrebbe coincidenza fra domanda ed offerta ed il valore di scambio coinciderebbe con il valore d’uso.

Se, invece, il lavoro è indipendente dalle esigenze, si verifica una differenza fra domanda ed offerta ed il valore di scambio prevale sul valore d’uso.

Si è già detto che i primi scambi sono avvenuti mediante il baratto diretto: dare una merce per avere un’altra merce.

Ambedue le merci avevano lo stesso valore d’uso e lo stesso valore di scambio perché richiedevano la stessa quantità e qualità di lavoro e la domanda era pari all’offerta.

Poi, per ovviare alle diverse esigenze temporali delle due parti del baratto diretto, nasce il baratto indiretto: dare una merce per avere una merce (denaro) da dare per avere un’altra merce.

Anche in questo caso, le tre merci hanno lo stesso valore d’uso e lo stesso valore di scambio, compreso il denaro che funge da intermediario fra la merce data all’inizio e la merce ricevuta alla fine.

Ma cosa succede se l’offerta della merce ricevuta alla fine aumenta più delle esigenze?

Succede che il suo valore di scambio si abbassa e quindi per acquistare questa merce serve meno denaro di quello che si riceve in cambio della merce iniziale.

Lo stesso risultato si ottiene se la domanda della merce data all’inizio è superiore all’offerta.

In questo caso, il suo valore di scambio aumenta e quindi si riceve più denaro di quello che serve per ricevere la merce finale.

In ambedue i casi, si ottiene un guadagno in denaro.

Da che cosa deriva e che cosa rappresenta questo guadagno?

Il guadagno deriva dalla differenza fra prezzo (valore di scambio) e costo di una cosa.

E poiché il costo di una cosa è determinato dal valore totale del lavoro complessivo prestato per rendere quella cosa utilizzabile, il guadagno rappresenta la differenza fra valore di scambio e valore del lavoro di una cosa.

Se il denaro guadagnato non viene speso non serve a nulla.

Per spenderlo, bisogna acquistare altra merce: dare denaro per ricevere altra merce che non serve a chi la acquista ma da vendere per avere più denaro.

In questo caso, il guadagno rappresenta la differenza fra il valore di scambio di una cosa ed il valore riconosciuto al lavoro prestato da altri per rendere utilizzabile quella cosa: è la parte di valore della quale si appropria chi detiene denaro.

Questo guadagno derivante dal lavoro di altri è il profitto o plusvalore, cioè la parte di valore sottratta a chi presta il lavoro.

Così, il denaro diventa mezzo di arricchimento e di accumulazione di ricchezza.

Questa funzione è aumentata con il credito, mediante il quale si può acquistare una maggiore quantità di merce da vendere per aumentare il profitto e quindi ottenere più denaro: è l’effetto leva del credito.

Se il prestito prevede un interesse, questo non è altro che la parte di profitto destinata a chi concede il prestito.

In questo modo, chi presta con interesse denaro creato dal nulla si appropria di una parte del profitto derivante dalle attività economiche.

E quando il totale degli interessi sui prestiti supera il totale dei profitti, sottrae ricchezza prodotta in precedenza all’intera società.

Tutto questo mediante il sistema bancario.

Ma di chi è il sistema bancario?

Il sistema bancario è di chi ha accumulato il denaro originario e continua ad accumulare denaro sia mediante i prestiti con interesse sia tramite operazioni speculative dalle quali trae guadagno.

Così, chi controlla il denaro ed il credito accumula sempre più ricchezza e provoca l’impoverimento della larga maggioranza della popolazione.

Attraverso questo processo, una minoranza della popolazione si appropria della maggior parte della ricchezza e può permettersi qualsiasi consumo superfluo mentre la maggioranza non ha abbastanza ricchezza per vivere.

Questo processo non può essere invertito chiedendo a chi controlla il denaro di rinunciare a questo potere né attraverso azioni di forza.

Tutta la storia dimostra che con le proteste e la violenza non è mai cambiato il rapporto fra sfruttati e sfruttatori.

Semmai, sono semplicemente cambiati gli sfruttatori.

L’unico modo per invertire l’attuale processo è dare denaro a chi ne ha bisogno per vivere e per lavorare e produrre senza essere sfruttato da chi controlla il denaro.

Bisognerebbe adottare una nuova moneta universale emessa per conto di chi lavora ed assegnarla in parti uguali fra tutti gli abitanti del pianeta.

Per questo, nel 2001 è stata istituita Dhana (www.dhana.org), la moneta del lavoro.

Ma le persone sono troppo abituate ad utilizzare la moneta a corso legale e questa soluzione non è compresa.

L’inversione del processo può oggi essere ottenuta soltanto utilizzando il denaro a corso legale ed il credito in modo diverso da come sono utilizzati dal sistema bancario e dalla finanza.

Ma prima di cambiare il modo di gestire denaro e credito bisogna cambiare lo scopo delle attività economiche: il lavoro deve servire innanzitutto a produrre beni e servizi per soddisfare i bisogni vitali di ogni essere umano nei limiti di sostenibilità della natura.

Fatta questa scelta, bisogna cambiare i rapporti economici: chi può lavorare deve disporre da solo od in forma associata delle risorse e dei mezzi di produzione per svolgere un’attività economica come lavoratore-produttore partecipando responsabilmente ai rischi ed ai risultati d’impresa.

In quale modo si possono realizzare questi cambiamenti?

L’unico modo è un sistema di credito indipendente, alternativo a quello bancario, formato da utenti che condividono l’obiettivo di produrre per soddisfare bisogni e non per profitto.

Il nuovo sistema deve prestare denaro sulla fiducia, senza garanzie, senza interessi e senza spese a chi ne ha bisogno per vivere e per lavorare.

Con questo sistema di credito si può anche dare denaro senza rimborso a chi non può lavorare.

In questo modo si può realizzare concretamente il principio secondo il quale ciascuno deve fare secondo le sue possibilità e ricevere secondo le sue esigenze.

Un sistema del genere funziona solo se alla sua gestione partecipa la popolazione che vuole vivere con il proprio lavoro e quella che non può lavorare.

Ma poiché ogni cosa è resa utilizzabile mediante il lavoro e poiché nulla e nessuno può impedire ai lavoratori di partecipare, l’efficacia del sistema dipende prima di tutto dalla volontà dei lavoratori e delle imprese.

I lavoratori possono utilizzare questo sistema per riscuotere i loro compensi e per pagare i beni e servizi acquistati dalle imprese.

Le imprese possono utilizzare lo stesso sistema per riscuotere i crediti dai clienti, per pagare i debiti ai fornitori e per pagare i lavoratori.

Con questo sistema, si può immettere nell’economia reale tutto il denaro necessario alla produzione ed alla distribuzione dei beni e servizi utili all’intera società.

Eliminando gli interessi sui prestiti, si elimina la rendita e la speculazione finanziaria lasciando alla economia reale l’intero risultato derivante dall’attività produttiva.

Ci saranno resistenze?

Certo.

Chi controlla il denaro con il quale controlla il mondo farà di tutto per impedire che si diffonda l’unico modo in cui i popoli possono liberarsi dal suo potere.

Ma poiché tutto il denaro (anche quello creato dal nulla) è fondato sul lavoro e non viceversa, se chi lavora e produce usa un proprio sistema di credito, l’economia reale prevale sulla finanza e quindi anche su chi attualmente controlla il denaro.

In questo modo si eliminano gli effetti del passato e si costruisce un futuro diverso a vantaggio della larga maggioranza degli esseri umani.

Un tale sistema esiste già e si chiama EkaBank.

EkaBank non è una banca ma un sistema di credito per immettere denaro nell’economia reale.

Per usare EkaBank bisogna avere un conto EkaBank, completamente gratuito.

Possono aprire un conto EkaBank soggetti pubblici e privati di qualsiasi paese.

Per ridurre al massimo il rischio di perdita di potere d’acquisto del denaro, i conti EkaBank sono denominati in grammi di platino, il cui prezzo è tenuto costantemente aggiornato.

Con un conto EkaBank si può trasferire denaro in qualsiasi valuta ma solo ad altri conti EkaBank.

Quindi, i conti EkaBank possono essere accreditati soltanto riscuotendo da altri conti EkaBank o ricevendo un prestito da EkaBank.

Non è invece possibile portare in EkaBank denaro dall’esterno né far uscire denaro all’esterno.

In caso contrario, si integrerebbe nel sistema attuale ed i suoi effetti sarebbero irrilevanti.

Il prestito EkaBank è accreditato sul conto EkaBank del beneficiario ed è rimborsato con il denaro ricevuto da altri conti EkaBank.

Se chi ha ricevuto un prestito EkaBank dimostra di non aver potuto ricevere denaro per rimborsare il prestito, il rimborso può essere prorogato o rinunciato.

Gli utenti EkaBank che hanno bisogno di denaro per vivere e sanno già di non potersi impegnare al rimborso lo dichiarano nella richiesta e ricevono un’erogazione liberale senza obbligo di rimborso.

EkaBank non può rendere pubblici l’elenco ed i dati dei suoi utenti.

La diffusione di EkaBank dipende dai suoi utenti, nel senso che sono gli stessi utenti che chiedendo il numero di conto EkaBank ai loro creditori suggeriscono di aprire nuovi conti spiegando i motivi.

Questo è l’unico modo per diffondere il sistema dal basso.

Del resto, avere denaro per vivere non è un diritto acquisto ma da conquistare.

All’inizio potrà sembrare difficile ma bisogna prendere coscienza del fatto che in realtà EkaBank passa attraverso la conoscenza della natura del denaro e del credito.

È anche per effetto di questa conoscenza che alcuni hanno molto denaro ed altri non ne hanno.

Per un certo periodo potrà sembrare che il sistema non funzioni perché non si trova nessuno che accetti pagamenti tramite EkaBank ma insistendo nel suggerire di aprire nuovi conti ad un certo momento il numero di utenti diventa abbastanza alto da indurre tutti quelli che ne hanno interesse ad accettarlo.

È uno dei casi in cui l’aumento della quantità si trasforma in qualità.

Settembre 3, 2014.

Rodolfo Marusi Guareschi