DA RODOLFO MARUSI GUARESCHI

Questa è una denuncia pubblica. Riguarda fatti accaduti negli ultimi 25 anni che non coinvolgono solo me ma anche funzionari pubblici, magistrati, professionisti ed esponenti dell’economia e della politica. Per senso di responsabilità e per scrupolo morale mi astengo dal citare nomi precisi ma i fatti salienti sono quelli che riporto di seguito.

Nel 1975 ho costituito la Cooperativa Styl Tecnic di Parma. Distribuiva prodotti per ufficio. Aveva convenzioni di vendita con banche, organizzazioni politiche e sindacali, grandi aziende. Aveva aderito unitariamente alle tre centrali cooperative (Lega, CCI, AGCI). Aveva una quarantina di soci. All’inizio non erano dipendenti e ricevevano una partecipazione sugli utili prodotti. A fine 1976, una delle centrali cooperative impose di inquadrarli come dipendenti con stipendio fisso. Nove soci su dieci cessarono di produrre. Nel 1977 la società perse oltre 300 milioni e nel maggio del 1978 venne posta in liquidazione. Il commissario liquidatore scrisse che la perdita era «inspiegabile» poiché il valore aggiunto delle vendite aveva coperto i costi del personale. Quindi ci doveva essere stato un ammanco. Fui condannato per distrazione anche se la società non aveva mai avuto le somme che avrei preso. Nessuno si accorse che oltre ai costi del personale la società aveva sostenuto oltre 300 milioni di costi generali documentati. La perdita c’era stata ma non venne mai rilevata. Ho chiesto la revisione della sentenza. Mi è stato risposto che non è un elemento nuovo rispetto a quelli già valutati nel processo.

Nel 1979 ho costituito l’Italmec S.r.l., per continuare l’attività della Styl Tecnic. Nel 1981 aveva ricevuto un ordine di 280 milioni da una delle dieci principali banche italiane. Subito dopo la consegna l’ordine venne annullato. All’Italmec venne concesso un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo. La banca mi chiese di rinunciare al pignoramento impegnandosi a pagare. Invece presentò una denuncia per truffa. Venni condannato. Poi assolto con formula piena. Ma la banca non pagò mai quella fornitura. E l’Italmec fu costretta a chiudere.

Nel 1983 mi venne chiesto di salvare un’azienda ceramica dal fallimento. Il Tribunale di Parma mi conferì i necessari poteri. Ero quasi riuscito a salvarla ma, quando ormai l’attività era ripresa, le banche non vollero quel salvataggio. In settembre 1984 l’azienda fu dichiarata fallita. Venni condannato per aver tenuto la contabilità in modo che non si potesse ricostruire il volume degli affari. Il curatore ha poi dichiarato di aver ricostruito la contabilità con i libri e documenti che io stesso gli avevo dato e che a mio carico non sussisteva alcuna responsabilità. Ho chiesto la revisione della sentenza. È stata respinta perché il curatore aveva già fatto le sue dichiarazioni nel processo.

Nel 1984 un fornitore dell’azienda fallita ha cercato di incassare un assegno di circa nove milioni che gli avevo fatto dare in garanzia. Ho fatto sequestrare l’assegno. Chi aveva cercato di incassarlo fu assolto. Io venni condannato per calunnia. Il fornitore non si è mai insinuato nel passivo dell’azienda fallita. Ho chiesto la revisione della sentenza. È stata respinta perché … chi aveva preso l’assegno aveva dichiarato di averlo ricevuto in pagamento.

Nel 1985 ho costituito il gruppo Carisma (www.carisma.it). Oltre venti imprese che progettavano e producevano macchinari ed impianti. Niente coperture. Niente nero. Il 15 marzo 1989 la Guardia di Finanza ha iniziato una verifica fiscale. I rapporti con clienti e fornitori risultarono corretti. Allora vennero contestati tutti i rapporti infragruppo. Ne scaturì un contenzioso di 263 miliardi. Le commissioni tributarie annullarono quasi tutti gli avvisi di accertamento. Ma venni condannato per fatture per operazioni inesistenti. Nel 2000 i reati finanziari per i quali ero stato condannato vennero depenalizzati. Ho chiesto la revoca della sentenza. È stata rigettata perché la non punibilità è stata ritenuta non applicabile ad una sentenza passata in giudicato.

Nel 1991 ho presentato il progetto Stellar (www.stellar.it). Doveva essere un sistema informativo via etere. Per farlo, erano stati messi a disposizione diecimila miliardi. Volevo farlo in Italia. Il Ministero delle Telecomunicazioni impedì la realizzazione in base alla legge sulle frequenze radiotelevisive. La Consob disse che il sistema sarebbe potuto servire per divulgare notizie di borsa prima dei normali canali di allora. La Banca d’Italia non autorizzò un capitale superiore a dieci miliardi di lire. Il sistema è stato realizzato in modo diverso da come previsto. All’estero.

Nel 1992 ho presentato il progetto di Rinnovamento (www.rinnovamento.org). Furono presentate le liste per le elezioni del 5 aprile. Quattordici uffici elettorali su diciotto le rigettarono. Rinnovamento non doveva partecipare alle elezioni. La Giunta delle elezioni della Camera rigettò il reclamo. Se lo avesse accolto, avrebbe dovuto annullare i risultati elettorali.

Nel 1993 venne ripetuto l’accertamento fiscale su Carisma. Non avendo mai emesso una fattura a terzi, la società, senza le fatture infragruppo, avrebbe perso qualche miliardo. Furono disconosciute tutte le fatture passive e tenute valide quelle attive. Venne accertato un reddito di 160 miliardi. Chiunque avesse avuto rapporti con Carisma avrebbe potuto essere contestato. Per impedirlo vennero costituite imprese parallele per evadere i contratti del gruppo Carisma.

Nel 1994 Rinnovamento ha ripresentato candidati alle elezioni del 27 marzo. Per impedire la presentazione delle liste qualcuno ha pagato i cancellieri affinché non autenticassero le firme degli elettori. Ho denunciato le irregolarità delle firme di nostri candidati già ammessi e di quelle di altre forze politiche. Nessun magistrato ebbe il coraggio di sospendere le elezioni. Solo il Presidente della Repubblica avrebbe potuto farlo. E non lo fece. I denunciati non sono nemmeno stati indagati. Io sono stato processato. In giugno ho presentato la proposta di costituzione della Repubblica della Terra (www.asmad.org).

Nel 1995 ho proposto il progetto economico nazionale per l’occupazione a 6800 comuni (www.maguro.it). Gli incaricati di una società del gruppo Carisma avevano identificato una domanda solvibile estera di oltre un milione di miliardi di lire. Tante lettere di apprezzamento. Ma, non erano disponibili i suoli per fare le 19.000 nuove imprese previste da quel progetto. In settembre ho fatto organizzare una serie di seminari per neolaureati. La stampa ha criticato l’iniziativa perché ai partecipanti veniva dato un rimborso spese di centomila lire al giorno.

Nel 1996 Rinnovamento ha presentato di nuovo proprie liste per le elezioni del 21 aprile. Le firme degli elettori dovevano essere raccolte dai candidati. È stato fatto. Ne erano state raccolte più del necessario. Il nome di Rinnovamento venne imitato. Da Rinnovamento Italiano. Protestai ma i tribunali lasciarono correre. E quando le liste di Rinnovamento sono state presentate, insieme alle firme valide risultarono anche firme false. Quasi tutte le liste furono rigettate. E per quelle firme false sono ancora in corso processi nei miei confronti. Chi ha fatto le firme false. Chi le ha inserite nei fascicoli insieme a quelle valide? Non potendo partecipare alle elezioni (io non mi sono mai candidato) ho fatto in modo che vincesse chi a mio parere era meno peggio. Così, ho adempiuto ad un impegno preso nel 1984. Non mi sono sbagliato perché nonostante tutto l’Italia fa parte dell’Unione Europea.

Dopo le elezioni del 1996 venne pignorata le sede di Carisma. È stata acquistata nel 1988. Sono quasi quindici anni che lo Stato tenta di espropriarla. Con pignoramenti, ipoteche legali, sequestri. Per impedirlo, ho fatto eseguire io il primo sequestro. Poi, nel 1999, la sede è stata ceduta (con diritto di riacquisto) in pagamento di un debito. Nel 2000 il Tribunale di Bologna ha fatto cancellare l’ipoteca legale. Nel 2001 la Corte d’Appello di Bologna ha dichiarato inefficace il pignoramento. Ma il tentativo è continuato. Ora è sottoposta ad un sequestro preventivo di un magistrato di Parma. Abbiamo sempre continuato a tenerla in ordine. Alla fine, penso che resterà al suo legittimo proprietario, che potrà donarla a chi vuole.

Nel 1999 volevo far rientrare le imprese parallele nel gruppo Carisma. Prima di farlo ho voluto verificare l’atteggiamento degli uffici tributari. Ho fatto presentare richieste di rimborso IVA da alcune società del gruppo. È partito un accertamento che ha provocato un contenzioso di oltre un miliardo di euro. In settembre, un magistrato della Corte d’Appello di Bologna firmò un provvedimento illegittimo ed ordinò di arrestarmi. Prima la stessa Corte d’Appello e poi la Cassazione lo annullano. Non ho mai chiesto i danni anche se furono enormi.

Nel 2000 ho presentato il progetto Holos (www.holosh.com), riproponendo anche il progetto economico nazionale. Sono occorsi otto anni e centinaia di incontri in tanti paesi per convincere detentori di risorse a destinarne una parte al progetto Holos. Hanno accettato a tre condizioni: anonimato delle persone; destinare le risorse solo al progetto; impedire qualsiasi sottrazione. Ho adottato le leggi e le procedure per garantire l’anonimato e per produrre gli effetti giuridici per realizzare il progetto senza mettere a rischio le risorse. Sono state promosse migliaia di imprese in tutto il mondo. In settembre ho temuto che qualcuno potesse rubare fondi pubblici dalla Cassa Regionale della Sicilia destinati al finanziamento di nuove aziende. In pochi giorni gli ho creato il vuoto intorno. Nessuna banca avrebbe gestito quell’operazione. Tranne una che lo avesse voluto fare per dimostrare il tentativo di reato.

Per fare le imprese in Italia servivano i suoli edificabili. Perciò il 31 ottobre 2000 vennero presentate le domande sulla legge 488/92. Furono assegnati i suoli e versati gli anticipi. Mentre si stavano preparando le domande sorse il problema di Texma di Gallipoli. Ho trovato lo sbocco di mercato. Si poteva fare. Ma le domande sulla 488 erano in contrasto con gli interessi di consulenti, funzionari di banca, impiegati pubblici ed esponenti politici. Sono decenni che i  contributi pubblici destinati allo sviluppo delle aree depresse vengono gestiti in modo illecito. Lasciar passare quelle domande avrebbe significato rompere un sistema che esiste da decenni. Per eliminare le domande serviva bloccare chi le aveva promosse. Venne fatto. Con l’aiuto della stampa, di interpellanze parlamentari e della magistratura.

Nel 2001 il progetto Holos è stato implementato con nuove iniziative. Il 17 gennaio 2001 sono stato arrestato dai magistrati di Palermo. Associazione per delinquere. Tentato furto telematico. Dopo 24 giorni sono stato liberato. La Cassazione mi ha poi scagionato dal reato associativo ed i magistrati di Palermo hanno deciso che non c’era stato alcun furto. Ma per quell’arresto le domande sulla 488 furono rigettate. Con dei pretesti. Per Texma partirono i sequestri. Non si doveva fare nemmeno quell’azienda. Il 14 giugno vennero emessi i primi sei miliardi di Dhana (www.dhana.org), la moneta della Repubblica della Terra.

Nel 2002 venne completato il programma Holos Global System. Trenta iniziative per affrontare i problemi dell’energia, dell’acqua, del cibo, della salute, della produzione, dei trasporti, dell’ambiente, dell’informazione, della finanza e della moneta, per assicurare più benessere, democrazia, solidarietà e Pace su tutto il pianeta. Un costo di 11.450 miliardi di dollari US, per un valore reale di 49.650 miliardi di dollari internazionali (dollari PPP). Molti Governi lo hanno accolto con favore. Vennero fissati incontri all’estero per i primi mesi del 2003. In ottobre viene riproposto ai comuni di fare le nuove imprese italiane senza contributi. Nello stesso modo viene programmato il completamento di Texma.

E veniamo al 2003. Dopo 1086 sequestri e l’acquisizione di una montagna di documenti, il 18 febbraio i magistrati di Lecce (la provincia in cui Texma ha avuto il suolo ed iniziato le opere murarie) hanno fatto arrestare me, i miei figli, la donna che ha voluto e che vuole ancora fare Texma a Gallipoli e che ha firmato le domande presentate il 31 ottobre 2000, due persone con le quali lavoro da 12 anni, altre due con le quali ho avuto rapporti in passato e due tecnici che non conosco. L’importante era arrivare a dieci persone da accusare di reato associativo, truffa aggravata e fatture per operazioni inesistenti. L’ANSA ha precisato: «Tra gli arrestati figurano il presidente del consiglio di amministrazione di “Maguro SpA” di Parma, Rodolfo Marusi Guareschi, che ha precedenti penali per bancarotta ed era stato arrestato nel 2001 per truffa informatica alla Regione Sicilia …» Ecco perché “non devono” essere ammesse le revisioni dei processi. Sull’ordinanza si legge che Avatar S.p.A. ha registrato una fattura di 155 miliardi di euro emessa da una società lussemburghese per evadere l’IVA. Non importa se le fatture infracomunitarie sono senza IVA …

Ho precisato le norme (quelle in vigore all’epoca dei fatti, non quelle superate, citate dai magistrati) le procedure seguite, i loro effetti reali, i danni subiti (da noi, non da altri). Niente. Venne sequestrata Maguro S.p.A., quel mostro che secondo i magistrati di Lecce avrebbe creato una «gigantesca macchina predatoria» che in qualsiasi momento potrebbe impossessarsi di fondi pubblici (mai più chiesti dopo l’esperienza del 2000). Poi il sequestro è stato revocato. Dopo dieci giorni non ho ancora visto la motivazione. La mia opinione sui magistrati? Primo, non ammettere mai l’errore. Secondo, fare quadrato con chi ha indagato. Altrimenti come si ammortizzano i costi sostenuti per i sequestri, le perizie con centinaia di inutili pagine, il compenso al custode? Soprattutto, tenermi bloccato. Questa è la cosa più importante. Conosco i motivi di tutto questo. Manca solo qualche particolare. E Palermo? Io voglio quel processo. Per far interrogare come testi tante persone più o meno famose che hanno avuto una parte in quella vicenda e dimostrare perché è partito quel procedimento ed i motivi veri per cui sono stato arrestato. Meno male che alla fine del 2000 sono state introdotte nel codice di procedura penale le norme sulle investigazioni difensive. Le userò per dimostrare anche i particolari. Nel frattempo posso solo scrivere e ricevere posta. Dall’Italia e dall’estero. Non è poco. Per chi vuole ostacolarmi, sarebbe stato meglio tenermi in cella.

Purtroppo, una delle cose che ora non posso fare è parlare personalmente con chi è in grado di fermare la guerra in Iraq. Nell’ultima settimana di febbraio erano programmati incontri per dimostrare che il conflitto in Iraq non avrebbe potuto impedire, e nemmeno rallentare, il processo di indebolimento del dollaro, il cui valore reale si aggira intorno al 4% di quello nominale. Perché questa guerra non è partita per la lotta al terrorismo o per portare la democrazia e la Pace in Medio Oriente (altrimenti non si sarebbe impedito ciò che cercavamo di fare, a fine ottobre 2002, a Gerusalemme ed a Ramallah) ma per conservare l’egemonia del dollaro. Il mercato del petrolio rappresenta circa il 2% del PIL mondiale. Quello della droga circa il 2,4% e con profitti assai più elevati di quelli del petrolio. L’industria bellica il 77% del mercato del petrolio. Il 90% dei profitti della droga va ai trafficanti. Con questi profitti si finanziano imprese (per coprire le perdite di borsa) e la politica (le campagne elettorali di molti Paesi democratici).

Nel 2000, l’Iraq ha sostituito il dollaro con l’euro nel suo commercio petrolifero. Fra una settimana si terrà a Vienna un incontro dell'OPEC. Anche altri paesi potrebbero decidere di fare come l’Iraq. La sostituzione del dollaro con l’euro nel commercio del petrolio comporterebbe un immediato crollo del dollaro, stimato dal 33 al 48%. In tal caso, anche il mercato della droga passerebbe nell’area dell’euro ed i soggetti che, attraverso immensi capitali in dollari, controllano gli Stati, perderebbero il loro attuale potere. Ecco perché si vogliono controllare tutti i pozzi di petrolio iracheni. Per questo motivo sono entrati in Iraq nonostante l’avversione dell’ONU ed in particolare di Francia, Russia e Cina: per impedire che il mercato del petrolio passi all’euro. Per questo motivo, presto si avrà un’accelerazione militare verso Baghdad. Costi quel che costi. I soggetti decisori nel mercato finanziario sono male informati dalle loro stesse tecnostrutture. Alcuni di essi possono far sospendere un conflitto che potrebbe coinvolgere altri paesi non solo del Medio Oriente. Devono rendersi conto della necessità d’una riconversione dell’economia del dollaro dalla finanza virtuale alla produzione di beni e servizi. E devono accettare la necessità di un governo mondiale che non deve essere l’espressione di chi domina ma di chi ha il diritto di essere governato in modo veramente democratico e giusto: un governo di tutti gli abitanti del pianeta.

Io non sono abituato a fare né del moralismo né del vittimismo. Tanto meno per difendermi. Vorrei solo che ci si rendesse conto che così non si può più andare avanti; che le leggi vanno osservate da tutti, anche da chi le ha fatte e da chi ha il compito di farle applicare; che i fatti vanno confrontati con le leggi vigenti; che non è ammesso alcun processo alle intenzioni; che le limitazioni alle libertà personali ed i giudizi in generale non devono dipendere dalle opinioni personali e dall’ignoranza o dall’ascendente di qualche politico; che le consorterie, le corporazioni, le connivenze, le lobbies più o meno segrete non sono scomparse nel 1982 con lo scioglimento della P2; che il fatto che alcune persone decidano di dedicare la loro vita per cambiare il mondo e non usino tutti i mezzi a loro disposizione per difendere se stessi non da il diritto di giudicarli delinquenti ma significa solo che credono in quello che fanno e pensano che sia meglio fare qualcosa piuttosto che stare a guardare.

E lavorano per migliorare le regole adottando quelle stesse regole che vanno migliorate e che non possono valere solo per chi le ha fatte o le ha volute ma per tutti, anche per chi le vuole cambiare. Paranoia? Megalomania? Lucida pazzia? No, solo coscienza della realtà, dei motivi per cui le cose stanno così. E coraggio, tanto coraggio di proporre e di costruire un futuro diverso.

Se davvero si vuole la Pace, questo è il momento di dimostrarlo, partecipando ad un nuovo processo di sviluppo. Idee, risorse, organizzazione al posto delle armi. Libertà, democrazia, benessere, solidarietà al posto dell’egemonia del più forte. Basta armi, droga, prepotenza, arroganza. Ora è il momento di cambiare. Perché è necessario e perché in fondo quasi tutti lo vogliono anche se ancora non lo sanno.

Anche questo è onestà. Anche questo è giustizia. Anche questo è libertà.

Il nuovo sarà più vero, più bello e più giusto.

Insieme si può.

Sant’Ilario d’Enza, 1° aprile 2003.

Rodolfo Marusi Guareschi